Folla ed emozione a Sant’Antonio per la professione perpetua dei voti di fra' Armando Nardecchia

Una preghiera per questa terra dell’Aquila «arata» dal terremoto, ma che vuole rinascere. Fra’ Armando Nardecchia, 29 anni, primo aquilano, dopo mezzo secolo, a tornare a vestire il saio dei Cappuccini, l’ha pronunciata davanti alle centinaia di persone radunate nella chiesa-tenda di Sant’Antonio (e anche davanti a un maxischermo) in occasione della «professione perpetua dei consigli evangelici» di povertà, castità e obbedienza. Promessa consegnata nelle mani di padre Carmine Ranieri, ministro provinciale dei frati minori Cappuccini d’Abruzzo, celebrante principale di una liturgia gioiosa e commovente insieme. Promessa controfirmata da padre Corrado Lancione, cappellano dell’ospedale «San Salvatore», che quasi 30 anni fa battezzò Armando a Pile, dove vive la sua famiglia, da ieri divenuta una famiglia allargata. Fra’ Armando ha voluto ringraziare – dopo aver risposto per sei volte «Sì, lo voglio» alle interrogazioni del celebrante – proprio la sua famiglia d’origine «nella quale ho respirato un amore riflesso dell’amore di Dio». Palpabile l'emozione del papà Salvatore. «Fra’ Armando segue le orme di Gesù, già percorse da Francesco e Chiara», ha detto padre Carmine nell’omelia. Il nuovo frate, che qui è cresciuto e si è formato, ha sentito forte il sostegno della comunità parrocchiale di San Giovanni Battista di Pile, già retta, in passato, dai Cappuccini di Santa Chiara. «Grazie per questa comunità», ha detto, «per don Ramon, per tutti i parrocchiani e volontari che ci hanno messo tanto amore. Questa bella festa continuerà grazie a loro. Molti, nel silenzio e nella gioia, hanno voluto donare un po’ di tempo perché la festa sia di tutti e per tutti». E così è stato. Occasione d’incontro anche per chi, magari, non si vedeva da anni. In un clima di fraternità, grazie all’impegno di un nutrito gruppo di persone, la serata si è conclusa con una cena. Quindi, il pensiero finale: «Grazie, Signore, perché mi hai fatto il dono di nascere in questa terra che amo. Le difficoltà recenti l’hanno letteralmente arata ma ti prego, col cuore, di fare dono del tuo spirito, di donarlo come pioggia abbondante perché tutti i semi di bene che ci sono, e ci sono, germoglino e portino molto frutto».

- da Il Centro -
 



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