Operai Centro Turistico:"Vogliamo certezze sul nostro futuro e sul rilancio del turismo"

Mentre scendono dal primo pilone della funivia di Fonte Cerreto, alto 50 metri, i dipendenti del Centro turistico del Gran Sasso hanno volti tesi e sguardi disillusi. Sono le 11 quando decidono di porre fine alla loro forma di protesta, iniziata alle 6,45 con gli zaini in spalla, le imbracature e un obiettivo ben preciso: mandare all’azienda un messaggio di contrarietà allo stop, arrivato inatteso, alla proroga di due mesi dei loro contratti part time. Una proroga che hanno aspettato come manna dal cielo e che invece, ancora una volta, Mario Capulli, Maurizio Tazzi, Luigi Spagnoli, Antonello Tedeschi, Francesco Maccarone, Alberto Massimi (saliti sul pilone) e una decina di loro colleghi che hanno scelto di restare giù, dovranno ancora aspettare. Al centro della protesta, oltre alla proroga dei contratti, anche la garanzia che il progetto di sviluppo del Gran Sasso non subisca blocchi o rallentamenti, specie dopo le proteste avviate, nei giorni scorsi, dal coordinamento EmergenzAmbiente Abruzzo 2014, che riunisce 29 associazioni ambientaliste polemiche verso il rilancio del Gran Sasso, così come ipotizzato dal Comune. Una mattinata campale per i lavoratori, che hanno organizzato la protesta in accordo coi sindacati e che, stamattina alle 11.15, incontreranno insieme al segretario regionale dell’Ugl, Piero Peretti, all’hotel Castello il sindaco Massimo Cialente, l’amministratore unico dell’azienda, Beomonte Zobel e l’ex parlamentare Giovanni Lolli. LA MATTINATA. La decisione di salire su uno dei piloni della funivia è stata presa mercoledì sera, subito dopo l’arrivo della notizia del dietrofront, da parte della direzione del Centro turistico, sulla proroga dei contratti. Un fulmine a ciel sereno per i dipendenti, che il sabato precedente avevano avuto messaggi rassicuranti. Dopo l’approvazione in consiglio comunale del progetto di rilancio del Gran Sasso, il direttore Angelo De Angelis «aveva promesso un prolungamento dei contratti nei due mesi estivi di fermo lavorativo, in cui non siamo coperti nemmeno dagli ammortizzatori sociali», spiega Paolo Barone, dipendente dell’azienda e rappresentante Rsu-Ugl, rimasto alla base della funivia per coordinare la protesta e mediare anche con le forze di polizia arrivate nel frattempo. Sul posto, oltre ai direttore del Ctgs e al presidente, infatti, anche polizia, fForestale e vigili del fuoco, che hanno mantenuto la massima allerta per tutta la mattinata. Ma la tensione è salita soprattutto quando, dopo quattro ore di protesta, i cinque lavoratori hanno abbandonato il pilone convinti da una promessa di trattativa con la direzione e si sono ritrovati davanti De Angelis, rimasto fermo sulle sue posizioni: è il Comune che avrebbe vietato scatti d’anzianità e proroghe di contratto all’interno del Ctgs, per mancanza di risorse. «Non ne comprendiamo il motivo», aggiunge Barone, «in quanto sappiamo che devono arrivare 15 milioni di euro per il progetto di sviluppo del Gran Sasso, di cuiuna parte per la manutenzione di funivia e seggiovia». La tensione è tornata alta quando di fronte al muro dell’azienda uno dei dipendenti, Maurizio Tazzi, ha imbracciato lo zaino e si è di nuovo diretto verso il pilone, deciso a riprendere la protesta. Una situazione particolarmente difficile la sua, con due figli da mantenere e la moglie che rischia di perdere il lavoro. «C’era un accordo tra Centro turistico e Gran Sasso Acqua», ha rimarcato Peretti, “per cui in caso di esuberi sarebbero stati assorbiti dalla società di gestione idrica che, invece, ora ha emesso un bando per l’assunzione di sei operai all’esterno. La reazione mi sembra comprensibile». GLI AMBIENTALISTI. EmergenzAmbiente Abruzzo 2014, chiede, in particolare, che il nuovo tracciato della funivia ricalchi in toto il vecchio e auspica che il bando venga ritirato. Per il 18 maggio prossimo a Campo Imperatore è prevista una riunione con sindacati e lavoratori. Per quanto riguarda, invece, gli impianti, il piano industriale prevede la realizzazione della nuova seggiovia delle Fontari, la realizzazione di cabinovie e impianti di risalita. I LAVORATORI. Sono 31 i dipendenti del centro turistico, tra amministrativi e addetti alla manutenzione. «Ma sul campo siamo una ventina», spiega Alberto, uno dei manutentori. Quasi tutti i lavoratori del Ctgs sono dipendenti da oltre 20 anni, assunti con contratto part-time che li lascia per alcuni mesi a casa e senza stipendio. «Sono condizioni dure», dice Barone, «si lavora a duemila metri di altitudine, esposti alle intemperie e a sforzi logoranti».
- da Il Centro -

Di Stefano: "necessaria subito la nuova seggiovia"

«Nove anni per pianificare e ulteriori dieci per reperire le risorse necessarie sono un lasso di tempo spropositato per accettare qualsiasi obiezione in merito». Così l’assessore alla Ricostruzione del Comune dell’Aquila Pietro Di Stefano risponde alle critiche degli ambientalisti sul piano industriale di sviluppo del comprensorio del Gran Sasso d'Italia, critiche che sono state uno dei motivi della protesta dei sei operai saliti su un pilone della funivia a 50 metri d’altezza. «Parlare di sviluppo e uso della montagna», dice Di Stefano, «è sempre stato materia complessa. Farlo nel pieno della campagna elettorale che deciderà l’elezione del presidente di Regione e di un nuovo consiglio regionale è quanto meno ardito per via dei tanti opportunismi che, come è tipico in questi periodi, si innescano, tesi più alla ricerca di visibilità che a quella di analisi e strategie mirate all’obiettivo. Si può comprendere il fatto che ogni qualvolta si interviene su territori complessi, siano tante le spinte divisorie che si mettono in moto a causa degli opposti interessi da tutelare. Nel caso del Gran Sasso ci troviamo di fronte a un’area dove la legittima esigenza di tutela e conservazione e quella, altrettanto comprensibile, di sviluppo e trasformazione hanno giustamente indotto la Regione a varare il Piano speciale territoriale Scindarella-Monte Cristo. Il Progetto speciale che delimita l’area di trasformazione e sviluppo, ivi compresa quella dell’impiantistica per lo sci,è stato adottato nel 1995. Nel 1998 si è tenuta la prima conferenza dei servizi per il raggiungimento dell’intesa con il Parco Gran Sasso-Laga. Il consiglio direttivo del Parco ha approvato il Progetto speciale Scindarella-Monte Cristo con alcuni emendamenti che sono stati recepiti nella stesura definitiva, approvata nel 2004. Ci sono voluti dunque nove anni per definire e approvare il Piano che stabilisce gli interventi ammissibili nell’area del Gran Sasso. Un lunghissimo lavoro di cucitura di ogni ragionevole interesse che ha prodotto un atto sovraordinato alla pianificazione locale sull’ammissibilità di opere. Nove anni per pianificare e ulteriori 10 per reperire le risorse», continua l’assessore, «sono un lasso di tempo spropositato per accettare qualsiasi obiezione in merito. Il nuovo impianto delle Fontari ricade all’interno del perimetro dove è permesso realizzare nuovi impianti ed è necessario per la sicurezza e per un più logico collegamento con l’arrivo della funivia. Si tratta della sostituzione dell’attuale impianto, ma arrivato a fine vita tecnica, la cui posizione consentirà anche di non realizzare un’ulteriore seggiovia (denominata Caselle) abbassandone l’invasività impiantistica come previsto nel Piano. È solo il primo passo verso una vera stazione turistica invernale, baricentrica tra le Marche e il Lazio».

- da Il Centro -



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