Il sindaco gela i dipendenti del Centro turistico: "I soldi non ci sono..."

 Non sono emerse buone notizie per i sei dipendenti del Centro turistico che giovedì mattina si sono arrampicati su un pilone della funivia del Gran Sasso, a 50 metri di altezza, per protestare contro il dietrofront improvviso da parte della direzione del Ctgs di prorogare di due mesi i loro contratti. I dipendenti assunti a tempo indeterminato, lavorano con un part-time verticale che li impiega dieci mesi su 12 l’anno. A loro il direttore amministrativo, Angelo De Angelis, aveva promesso una proroga che poi è stata bloccata la sera prima dall’amministrazione comunale. «I soldi non ci sono, perché non si può sforare il Patto di stabilità», ha ribadito il sindaco, Massimo Cialente. Ieri dall’incontro che avrebbe dovuto essere chiarificatore con sindaco, presidente Beomonte Zobel, direttore De Angelis e sindacati, la via d’uscita all’impasse non è stata trovata. L’irremovibile Cialente non ci sta a fare uscire nemmeno un euro in più dalle casse del Comune, in quanto «la legge c’impone di risparmiare rispetto al 2013. Inoltre se non facciamo in tempo a eseguire i lavori alla seggiovia le Fontari, io non posso nemmeno tenere aperto il Centro turistico, che ha un buco di 800mila euro. Anche se quest’anno il Centro turistico è andato benissimo, io in questo momento ho un buco e una proroga dei contratti non è prevista per legge. Posso farla soltanto se c’è una motivazione valida, che non vedo». La legge parla chiaro: «Dice che mettendo insieme i dipendenti del Comune e con quelli delle aziende, si deve spendere di stipendi meno del 2013. Se nessuno va in pensione, non posso rinnovare i contratti». In caso contrario la Corte dei Conti sarebbe pronta a nuove denunce. Nonostante l’aut aut di Cialente, il direttore De Angelis ha provato a paventare una via d’uscita: «C’è qualche possibilità per alcuni dei sei operai di essere inseriti nella turnazione dei dipendenti che si occupano della funivia». Una possibilità, appunto, che sarà verificata nei prossimi giorni. Tuona il sindacato dell’Ugl, che se la prende con «la mancanza di regia nella gestione delle municipalizzate», dice il segretario regionale, Piero Peretti, riferendosi al bando pubblicato un paio di giorni fa dalla Gran Sasso Acqua per l’assunzione di sei operai. Posti in cui avrebbero potuto essere dirottati, ove necessario, i dipendenti part-time del Centro turistico. PIANO DI RILANCIO. Intanto ieri il dirigente del Pd, Giovanni Lolli, ha tenuto una conferenza stampa per difendere il piano industriale di rilancio del Gran Sasso dalle critiche delle associazioni ambientaliste, preoccupate che diventi un’occasione di disturbo della fauna e flora locali e di cementificazione selvaggia. «Nessun pericolo di cementificazione», ha ribadito Lolli, che ha fatto un appello al dialogo e al confronto, «non è prevista la costruzione nemmeno di una casetta di legno». Ma resta ferma la posizione di difesa nei confronti soprattutto del rifacimento della seggiovia delle Fontari, dalla quale dipende il rilancio turistico e il rinnovato appeal della zona. «La posizione attuale delle Fontari è sbagliata, sta su un crinale esposto al vento e lontana dalla funivia», ha ribadito Lolli, «va spostata e il progetto prevede di riallocarla 200 metri più lontana». CIALENTE. Cialente, invece, mette in guardia gli ambientalisti: «Chi frena il rilancio del Gran Sasso bloccando la seggiovia con un ricorso al Tar, pagherà i danni». Progetto sul quale è polemica tra il sindaco Cialente e il consigliere di Rifondazione comunista, Maurizio Acerbo. «Mi colpisce che Acerbo», dice «intervenga senza aver letto il piano industriale per il Gran Sasso».
- da Il Centro -



Condividi

    



Commenta L'Articolo