Mille profughi destinati all’Abruzzo

L’Abruzzo destinato ad accogliere una nuova ondata di profughi, richiedenti asilo, tra le cinquecento e le mille persone. L’emergenza sbarchi taglia tempi e diplomazie, impone decisioni immediate. Oggi. Il ministero dell’Interno ha convocato per questa mattina all’Aquila i quattro prefetti abruzzesi e i sindaci delle città capoluogo per stabilire come poter dare accoglienza ai migranti che la struttura tecnica del Viminale avrebbe deciso di mandare nella nostra regione. Con il sindaco Umberto Di Primio che nei giorni scorsi ha scritto al ministro Angelino Alfano dichiarando che Chieti «non ha strutture in alcun modo adattabili ad ospitare questa povera gente disperata», almeno un no pare scontato. E con i problemi dell’Aquila terremotata e gli altri due capoluoghi in piena campagna elettorale, le altre risposte potrebbero essere non troppo diverse. Ma la sensazione è che, al tavolo di oggi, si possa aprire un confronto sulla quota di profughi in arrivo e la loro destinazione sul territorio regionale, ma che in ogni caso i sindaci non riusciranno a tener chiuse le porte d’Abruzzo. L’emergenza brucia, e il governo che pure deve fare i conti con un’Europa sorda, non ha troppe alternative. Sul caso, ieri, è intervenuta anche l’Anci. «L'Associazione dei Comuni parteciperà fattivamente al Tavolo di concertazione con il governo – ha annunciato il presidente Piero Fassino – e lì avanzeremo delle proposte precise, chiedendo allo Stato di farsi carico della gestione della prima accoglienza dei profughi che sbarcano nel nostro Paese». Il secondo tema, ha accennato il leader dei sindaci, riguarda l'allocazione dei profughi «di cui i Comuni sono pronti a farsi carico – ha detto – a patto di avere risorse adeguate ed erogate in tempi rapidi visto che i sindaci stanno anticipando ormai da tempo risorse proprie. Bisogna uscire una volta del tutte dall'idea che l'emergenza profughi sia un caso una tantum; al contrario, è purtroppo strutturale».

 



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