Niente Contributo di Autonoma Sistemazione per chi ha la casetta: «Ma i manufatti restino in piedi»

Toglieteci il Cas, ma non toglieteci le casette fai da te. Questa in sintesi la posizione del «Comitato 58» al quale aderiscono circa 300 proprietari di manufatti realizzati in base alla delibera numero 58 del 2009. Ufficialmente il comitato non si esprime in maniera contraria rispetto alla decisione della giunta comunale di revocare il contributo di autonoma sistemazione, a partire dal 15 giungo prossimo, ai proprietari dei manufatti, anche se sono invece molti i coloro che, a prescindere dall’adesione al comitato, sono pronti a fare la guerra. La giunta ha approvato l’atto martedì scorso. «Nel pieno e profondo rispetto di un’equa ripartizione delle risorse finanziarie pubbliche a disposizione della ricostruzione, il Comitato 58 non chiede affatto, dopo cinque anni dal sisma, il mantenimento del contributo di autonoma sistemazione, chiede, al contrario - spiega il presidente Antonio Fiore - altrettanto rispetto per le risorse finanziarie private da noi legittimamente investite in questa città». Fiore ricorda che molti proprietari avevano già rinunciato al Cas nel momento in cui era entrato effettivamente ad abitare nel proprio manufatto. Tuttavia i conti non tornano: «Con la fine del Cas finiranno anche le polemiche destituite di fondamento che si sono variamente alimentate e secondo cui con il Cas molti di noi avrebbero interamente pagato le nostre abitazioni, essendo con ciò, di fatto, più che indennizzati. Nulla di più lontano dal vero. Non solo perché, come detto, molti non hanno affatto goduto del contributo, ma nella astratta ipotesi in cui ciò fosse avvenuto effettivamente, con beneficio pieno e per tutti i cinque anni trascorsi dal sisma, tale contributo sarebbe servito a malapena a pagare il contesto burocratico imposto dalla 58 stessa (progetto, perizie idrogeologiche, certificazioni impianti, certificazione antisismica, certificazione antincendio) e i vari costi di urbanizzazione sostenuti privatamente nel pieno rispetto di tutta la normativa vigente. Ribadiamo con forza che la maggior parte di noi, rimboccandosi le maniche in piena emergenza in un territorio altamente sismico, ha investito tutti i propri risparmi e acceso dei prestiti pregiudicando il proprio futuro economico nella consapevolezza di dover affrontare enormi sacrifici per realizzare un rifugio per se e per la propria famiglia, ciò al fine di poter restare nella nostra terra e di non abbandonare questo territorio. Chi definisce noi approfittatori dovrebbe guardare altrove, e magari a chi, non avendo nessuna spesa reale da affrontare, con il Cas ha acquistato il Suv oppure a quei concittadini che con i soldi dello Stato si sono ritrovati dei castelli dove prima c’erano dei ruderi abbandonati da anni».
Le casette insomma devono diventare permanenti perché per il Comitato 58 rappresentano dei veri e propri rifugi antisismici. «Io per esempio - spiega Fiore - Non tornerò nella mia vecchia casa, resterò nella casetta di legno». Sarebbero 650 le famiglie che dal prossimo mese di giugno non percepiranno più il Cas secondo stime approssimative. In principio i manufatti registrati erano 1050.

 



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