FILETTO HA RICORDATO LE VITTIME DELLA STRAGE

- le foto sono di Bruno Marconi - A 70 anni esatti dalla “Strage di Filetto”, L’Aquila ha ricordato le vittime. L’evento di oggi e quello previsto per  Mercoledì 11 giugno nella chiesa provvisoria di Onna, per rafforzare la memoria dei grandi e drammatici eventi del passato che hanno segnato la storia dell’Aquila e del mondo, soprattutto in un contesto di diffusione di nuovi populismi e nazionalismi.
Alla cerimonia di oggi, hanno partecipato il sindaco Massimo Cialente, Adacher dell’Iasric, il presidente della Proloco di Onna, Vincenzo Angelone e Domenico Cupillari di Filetto.
In memoria dei Martiri di Filetto, nella chiesa parrocchiale l’arcivescovo Giuseppe Petrocchi ha celebrato una S. Messa, a seguire, una preghiera per i Caduti nel cimitero della frazione e la deposizione di una corona, accompagnata da un breve ricordo degli eventi storici a cura del professore Adacher. Nel Centro anziani è stata inaugurata una mostra fotografica sulla strage di Filetto.
Il 7 giugno 1944 a Filetto, un distaccamento di una colonna di soldati tedeschi stava provvedendo a smontare una stazione radio ricetrasmittente ivi istallata precedentemente e stava caricando tutto sui camion, perché in serata era in previsione uno spostamento a nord.

Nel pomeriggio una banda di una decina di partigiani scesi dalle pendici del Gran Sasso dove si rifugiavano, attaccarono i militari e cercarono di rubare tutto il materiale che stavano caricando. Il bilancio dello scontro fu di due morti per i tedeschi e un solo ferito per i partigiani. Nel frattempo i soldati erano riusciti a dare l'allarme e rinforzi stavano arrivando. A quel punto i partigiani si ritirarono di nuovo sulle montagne.

In poco tempo il paese fu piene di tedeschi, i quali rastrellarono l'intera popolazione e perquisirono ogni angolo senza risultati.Arrivò in paese il capitano Deffreges che si mise subito in contatto con un ufficiale superiore, il quale gli ordinò di applicare la legge, cioè di fucilare tutti i cittadini maschi tra i sedici e sessanta anni e di bruciare il paese. Ma lui rispose che non intendeva fare ciò, quindi si rivolse direttamente al generale Bölsen, che confermò l'ordine con la minaccia che l'avrebbe fatto fucilare a sua volta se non avesse eseguito il comando.Allora il capitano fece dividere gli uomini dal resto della popolazione e li fece condurre alle porte del paese dove era posizionata una mitragliatrice. Intanto il capitano richiamò il generale cercando di fargli cambiare idea, ma gli ordini rimasero quelli.

Mentre i soldati decidevano, sei uomini del gruppo riuscirono a scappare e sottrarsi alla morte. Verso sera vennero uccisi diciassette uomini: Giovanni Gambacurta, Agostino Spezza, Gradito Alloggia, Sabatino Riccitelli, Cesidio Altobelli, Tito Marcocci, Loreto Cialone, Mario Marcocci, Luigi Marcocci, Pasquale Cialone, Domenico Marcocci, Raimondo Ciampa, Clemente Ciampa, Antonio Celestini, Carlo Marcocci, Antonio Palumbo e Fernando Maco.

I tedeschi prima di lasciare il paese diedero fuoco ad alcune case.





 



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