Uno scrigno da salvare per tramandare

- Raffaele Alloggia  (cultore di storia locale) - Questa la relazione dei tecnici appena dopo il sisma sulla Chiesetta di San Pietro al Morrone in Paganica:<< L’esterno della chiesa ha delle lesioni in corrispondenza della facciata e la parete di monte mostra uno “spaciamento”dovuto forse ad un abbassamento del sottostante piano fondale che porta anche a delle piccole crepe verso il cantonale absidale. I coppi e contro coppi di copertura sono scivolati e per questo la copertura è stata integrata con un telo impermeabile. L’interno ripropone alcune lesioni già evidenziate all’esterno, mentre più grave sembra essere quella orizzontale che si colloca nella parte bassa del muro dietro l’altare. Gli affreschi fortunatamente non hanno subito danni.>>  Le scosse che si sono succedute dal mese di aprile 2009 e le ultime di qualche giorno fa, hanno fatto sì che lo “spaciamento” della parete è prossimo al crollo e le crepe sono notevolmente peggiorate mentre del telo messo a protezione del tetto da anni ormai non se ne ha più traccia. Sono passati abbondantemente cinque anni da quel mese d’aprile e la chiesetta in oggetto, forse l’unica nel cratere sismico, ancora non ha avuto nessun intervento di “messa in sicurezza”. Questo intervento è indispensabile affinché il piccolo tempio, uno scrigno di storia della nostra città, possa essere tramandato alle future generazioni così come pervenuto a noi dopo quasi mille anni. La chiesetta edificata nel XII sec. sotto il nome di “San Petri ad Marginem”, fu rinominata a San Pietro al Morrone dopo la canonizzazione di Papa Clemente V, dell’Eremita Pietro Angelerio avvenuta 5 maggio 1313 nella cattedrale di Avignone, poiché Celestino V appena eletto Papa fece rientrare in Città i Paganichesi “esiliati” dopo la “briga”, con il castello di Bazzano. A Papa Celestino V, causa il “gran rifiuto” gli fu riconosciuta la Santità, solo nel 1668 da Papa Clemente IX. Per la prima volta nella storia di questa chiesetta, in relazione alle mie ricerche d’archivio, un alto prelato quale Monsignor Orlando Antonini, attualmente Nunzio Apostolico in Bosnia, nel 2012 nel suo libro “Chiese ex Moenia del Comune Dell’Aquila”parla della nostra chiesetta come: “Chiesa di San Pietro Celestino”. Questa la sua descrizione : piccola monoaula a capanna, isolata sui tornanti che salgono da Paganica a Pescomaggiore, di origini longobarde quale succursale forse plebanale della “Villa Margine”, poi, sembra dal 600, cappella patronale della famiglia Facchinei. Conserva parte dell’involucro absidale rettangolare ascrivibile al sec. XII per essere contesto nell’inconfondibile perfetto apparecchio “benedettino”di pietre conce. In seguito fu prolungata sul davanti, scompagnando i ricorsi lapidei e perdendo forse gli originari elementi in pietra lavorata delle aperture. Affrescatura medioevale tre-quattrocentesca di Madonna con Bambino e San Pietro (Apostolo)sulla parete di fondo, ed immagine seicentesca di San Pietro (Celestino) dipinta sull’altare attuale, sul cui antipendio appare di nuovo dipinto un San Pietro Apostolo, con San Giovanni Battista, ai lati dello stemma gentilizio dei committenti. Nel 1993 l’intendenza Regionale per i Beni Culturali, eseguì i lavori di ristrutturazione della Chiesetta e l’architetto che curò i lavori propose di procedere all’opposizione di vincolo, poiché scrive, a mio giudizio presenta “notevole interesse storico artistico”; questa proposta però, è rimasta lettera morta.  Durante la Perdonanza 2013, al Centro Civico di Paganica fu organizzato un convegno su “Papa Celestino e i Paganichesi” presenti personalità importanti nel merito come il vescovo ausiliare Giovanni D’Ercole, la professoressa Stefania di Carlo storica ricercatrice dell’ordine dei celestini, autrice di diversi volumi sulla vita di Papa Celestino, il Vice Presidente del Comitato Perdonanza Alfredo Moroni, l’Assessore al Turismo del Comune dell’Aquila Lelio De Santis, Don Dionisio Rodriguez Parroco di Paganica e lo scrivente, moderatore Emidio Di Carlo. Dagli atti del convegno, emersero alcuni dati di estrema importanza per la storia della Perdonanza: da documenti d’archivio inconfutabili è risultata essere l’unica chiesa dedicata a San Pietro al Morrone,  Stefania Di Carlo, docente di Storia della Chiesa Antica e Medioevale dell’ISSR dell’Aquila, ha reinserito il ruolo della chiesetta nel quadro della Canonizzazione di Pietro da Morrone avvenuta il 5 maggio 1313  di cui nel 2013 ricorrevano i 700anni. La studiosa ripercorse le tappe fondamentali di Pietro da Morrone, salito al trono pontificio nel 1294, con il nome di Celestino V, evidenziando il ruolo di Paganica anche per il miracolo dell’indemoniata che guarì recandosi sul sepolcro del Santo nella Basilica di Collemaggio. Entrambi i rappresentanti dell’Amministrazione Comunale dell’Aquila, ritennero che la Chiesa Paganichese sarebbe rientrata nel quadro della politica dell’amministrazione in materia di Turismo Religioso. Ho cercato di descrivere in modo sintetico una parte dell’importante storia e gli eventi che nel tempo hanno coinvolto il piccolo tempio, (non più di 60 metri quadrati) poiché vorremmo che qualcuno dicesse quali debbano essere gli “attributi” mancanti affinché quel luogo di culto possa  essere messo in sicurezza. Nel corso del convegno furono invitate le autorità religiose e laiche ad intervenire subito perché “quel bene prezioso non venisse abbandonato a se stesso”, ma ad oggi nulla è stato fatto! Più volte ho scritto in questi cinque anni di questa chiesetta e le sue precarie condizioni post sisma sulla stampa locale, lo continuerò a fare con il supporto della stessa, finché le Istituzioni preposte intervengano, per il raggiungimento dell’obiettivo fortemente voluto dalla comunità Paganichese.  Nel frattempo sono in corso i preparativi per l’annuale e antichissima “scampagnata” alla chiesetta di San Pietro al Morrone che quest’anno si farà sabato 5 luglio.
                           
 



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