Scivola e muore escursionista sul Gran Sasso

 Ancora una tragedia nelle montagne aquilane. Ieri pomeriggio, infatti, un escursionista è morto sul Gran Sasso dopo un volo di duecento metri. La vittima è Pier Giorgio Andrea Tedioli, 67 anni, di Crotone ma residente a Todi (Perugia). Semplice la ricostruzione della tragedia. L’uomo, poco dopo le 15, stava scendendo dal Corno Grande lungo un sentiero estivo quando, giunto in zona Sella di Monte Aquila, a circa 2300 metri, ha perso l’equilibrio ed è rotolato per circa duecento metri in una zona ghiaiosa. Tutto si è svolto in pochi secondi e l’escursionista non ha avuto nemmeno il tempo di aggrapparsi a qualche roccia. L’allarme è stato immediato in quanto altri escursionisti che erano in quella zona lo hanno notato e hanno chiamato i soccorsi. Un elicottero del 118 con a bordo un medico e una squadra di terra del Soccorso alpino è decollato dall’Aquila ed è giunto sul posto in pochi minuti. Il medico del 118 è stato il primo a scendere e a dare la ferale notizia agli altri soccorritori che l’uomo era già morto. A quel punto la salma è stata recuperata col verricello e portata all’obitorio dell’ospedale San Salvatore in attesa che nella giornata di oggi la magistratura decida se disporre l’autopsia o un esame esterno. Quanto alle cause della tragedia non sembrano esserci particolari responsabilità. Sembra che l’uomo stesse procedendo da solo per cui nessuno lo ha infastidito nel cammino. Tutto lascia supporre che l’escursionista, che stava camminando lungo alcuni gradoni naturali che conducono a valle abbia perso l’equilibrio (difficile dire se a causa di un malore o per il tracciato scosceso), e sia precipitato battendo subito la testa senza poter far nulla. Si tratta di un percorso che non presenta particolari difficoltà, soprattutto in fase di ascesa, ma che non dovrebbe essere considerato pericoloso nemmeno nella direzione opposta. A meno, come è avvenuto ieri, di una perdita di equilibrio che è stata fatale. Una tragedia le cui cause non possono che essere ascritte al caso visto che al momento dell’incidente il clima ad alta quota era buono senza una particolare ventilazione e con cielo sereno. Incidenti simili, in quella zona, con esiti così gravi, non se ne ricordano almeno negli ultimi anni. Comunque, una risposta definitiva potrà darla soltanto l’inchiesta penale aperta d’ufficio come sempre avviene in questi casi. I rilievi sono stati fatti dai carabinieri della stazione di Assergi. Gli incidenti in montagna sul Gran Sasso non sono rari nemmeno nel periodo estivo. Nei primi giorni di giugno, nei pressi del ghiacciaio del Calderone, a cavallo tra il versante teramano e quello aquilano, un alpinista serbo fu recuperato in buone condizioni di salute ma rischiò grosso visto che a causa del freddo, a quasi 2700 metri, poteva morire per ipotermia. Quest’anno, l’unica tragedia sul Gran Sasso (versante aquilano), c’è stata nello scorso gennaio quando un giovane sciatore, dopo un malaugurato fuoripista, venne travolto da una slavina. In relazione a questo precedente, inizialmente le condizioni del ferito, per quanto gravi, lasciavano speranze e i medici dell’ospedale Mazzini di Teramo, dopo le prime terapie, lasciavano trasparire qualche pur flebile speranza. Poi le condizioni si aggravarono e per il giovane non ci fu più nulla da fare.



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