Roio Piano, il paese che ha dato i natali a San Franco è ancora fermo alla notte del 6 aprile

di Fulgenzio Ciccozzi* Il tempo sembra essersi fermato in quella primavera di cinque anni fa, quando il paese che ha dato i natali a San Franco ha donato il suo corpo alla terra e lasciato l’anima imprigionata tra i grovigli delle sue rovine. Il passo lento, a volte cruento della storia, imprime le sue orme sul nostro cammino; e tutto modifica, ma nulla cancella. Le tradizioni restano e, con esse, resta il legame con le nostre radici. Qualche giorno fa, il giorno che precede la ricorrenza di San Giovanni, nell'aia di Roio Piano, si è ripetuta la tradizionale usanza dell'accensione delle“ focare” e, come di consueto si usa in occasioni simili, la serata è stata deliziata da un’abbondante spaghettata. La tavolata, allestita ‘ncapu l’ara, era arricchita di dolciumi e bevande, nonché da invitanti fette di cocomero. L'evento è stato organizzato dall’intraprendente “comitiva de Muntiliò e di via Lucoli”. Accanto allo steccato conficcato nel terreno, che separa ciò che resta dell’area ludica da uno spazio piuttosto dimesso, un tempo naturale teatro di diletto e di fatiche, è stato accatastato il tavolame essiccato pronto per il gran falò. La consistenza del materiale ligneo e l’altezza delle fiamme ha fatto sì che gli intervenuti si limitassero a guardare il fuoco illuminare l’aia del paese. Un estintore parcheggiato in loco faceva da monito affinché la focara non travalicasse il perimetro assegnatogli. Un po’ discostate, come se volessero tenersi in disparte, le case del borgo antico, mute e abbandonate, illuminate dal soffice chiarore dei lampioni, hanno fatto da sfondo a questa sorta di rievocazione popolare che affonda le radici nel nostro passato. Tali manifestazioni hanno modo di esistere e assumo un particolare significato solo in quegli spazi che potremmo definire i nostri luoghi dell'anima, dove siffatti costumi sono nati e si sono plasmati. E’ in quella piazza che l’antico rito si ripete da secoli, generazione dopo generazione. Un’usanza che ha superato i cambiamenti, le mode, ma il gesto semplice di accendere un falò, col quale vogliamo veicolare i nostri desideri, si compie puntualmente ogni anno. Anticamente, si credeva che saltare il fuoco fosse di buon auspicio. Più intenso e puro era il desiderio che si esprimeva nel momento del salto e più aumentavano le possibilità che l'ambita aspirazione potesse realizzarsi. Naturalmente, la volontà che possiamo esprimere oggi è quella di recuperare il nostro paese e magari vedere, se non i tetti (perlo più crollati), il cielo di quelle case costellato di gru. Proprio là, in quegli aggregati a ridosso dell’aia in cui, carte alla mano, è più alta la percentuale di coloro che vi avevano la dimora principale (comunque il più abitato); e di questo è bene cominciare a tenerne conto!

*storico locale

 



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