Italia apripista per la 'rivoluzione' dei centri di ricerca

'Rivoluzione' in vista per le grandi infrastrutture fiore all'occhiello della ricerca europea, come il Cern di Ginevra, i laboratori del Gran Sasso e il sincrotrone Elettra di Trieste. Nei prossimi anni saranno riorganizzate per puntare a nuovi traguardi di eccellenza, competitività e sostenibilità.
L'Italia sarà in prima fila grazie al nuovo piano nazionale per le infrastrutture di ricerca, una 'costola' del più generale Piano Nazionale per la Ricerca (Pnr)il cui arrivo è previsto entro settembre.

A dirlo è il ministro per l'Istruzione, l'Università e la Ricerca, Stefania Giannini, in occasione della riunione informale dei ministri europei della Ricerca, a Milano.
Grandi attrezzature scientifiche, archivi e database: le infrastrutture di ricerca rappresentano un investimento imponente, sia a livello nazionale (100 miliardi di euro, con costi operativi di oltre 10 miliardi all'anno) sia europeo (circa 350 milioni di euro all'anno). Per questo ''è nostro dovere garantire il miglior uso possibile delle infrastrutture e la migliore allocazione delle risorse disponibili'', afferma Giannini.
Il nuovo Piano Nazionale ''rappresenta un passo decisivo per riformare la politica di ricerca e innovazione in Italia verso un migliore uso dei fondi strutturali'', aggiunge il ministro, ricordando che la filosofia a cui ci si è ispirati è la stessa che guida il Forum Strategico Europeo per le Infrastrutture di Ricerca (Esfri).

Proprio questo organo europeo, secondo quanto proposto dal Miur, dovrà essere il 'cervellone' in grado di coordinare le infrastrutture europee, nate dallo sforzo di singoli Paesi ma oggi destinate a diventare parti di un sistema europeo unico e più strutturato. ''Combinare finanziamenti nazionali, europei e privati è certamente una delle priorità, ma non è sufficiente'', precisa Giannini. ''E' necessario aprire le infrastrutture di ricerca - aggiunge - rendendo accessibili servizi e dati agli innovatori sia pubblici che privati, comprese le aziende e le piccole e medie imprese''.

Un po' come accadde nel Medioevo con le biblioteche dei monasteri e delle abbazie, ''primi esempi di infrastrutture di ricerca pan-europee che, preservando e trasmettendo conoscenze teoriche e pratiche a studenti e ricercatori, hanno aperto la strada al Rinascimento. Il nuovo Rinascimento sociale, culturale ed economico che l'Europa deve raggiungere oggi - afferma Giannini - dipende dai nostri sforzi comuni per mantenere, migliorare e integrare la dote delle infrastrutture di ricerca in tutti i campi, dagli studi umanistici alla fisica, dalla biomedicina all'ambiente''.


 



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