Entro fine anno previste risorse per le frazioni

 Entro la fine dell’anno dovrebbe arrivare un’altra tranche di 200-250 milioni per la ricostruzione, destinati in parte alle frazioni «che potranno, così, vedere il successo di qualche loro progetto finalmente finanziato». A dirlo è l’assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano, a pochi giorni dallo sblocco, da parte del Cipe, dei 480 «vecchi» milioni per la ricostruzione dell’Aquila e del cratere sismico. Adesso, però, per l’assessore «si deve correre». Di Stefano si rivolge così direttamente ai tecnici, «rei» di essere troppo lenti nella chiusura e consegna dei progetti da finanziare. «La ricostuzione devono farla tutti, è una macchina che deve funzionare. Ciascuno faccia la propria parte. In questo caso la devono fare i tecnici», esorta, «che devono affrettare un po’ di più le procedure e non prendersi tutti i giorni a disposizione». In poche parole: non aspettare l’ultimo giorno per presentare i progetti. Le risorse appena sbloccate dal Cipe (stanziate con la passata legge di Stabilità) sono da suddividere per un 64% all’Aquila e il restante al cratere sismico. L’Aquila ha preso di più rispetto agli altri Comuni, «perché spende di più, abbiamo una capacità di produzione di progetti e contributi – il cosiddetto tiraggio – superiore a quella dei paesi del cratere, forse perché siamo partiti prima con le pratiche e si è posto subito il problema di come finanziare i progetti conclusi. Si tratta, però, di un anticipo», ci tiene a chiarire Di Stefano. «Alla fine tutti i Comuni avranno ciò che serve alla loro ricostruzione». I quasi 500 milioni del Cipe (270 per L’Aquila, i restanti al cratere), daranno respiro al finanziamento dei progetti per i prossimi 3-4 mesi e andranno a ricostruire, nel concreto, per una parte la coda dei progetti della periferia con pratiche in dirittura d’arrivo; una quota andrà ai progetti del centro storico approvati con la vecchia procedura e una agli immobili vincolati dalla Soprintentenza. «Altra parte riguarderà l’attuazione delle procedure per quattro comparti dell’asse centrale», ricorda l’assessore, «ma i tempi per presentare i progetti per la seconda parte sono quasi scaduti, ora va sveltita la definizione di questi progetti seconda parte». Cosa succederà alla fine dei 4 mesi coperti dal Cipe? «Bisogna pensare da subito a una strategia per il 2015. Tutti i giochi sono rimandati alla prossima legge di Stabilità, in autunno», spiega Di Stefano. In tal senso sono di conforto le parole del premier Matteo Renzi, che in occasione dello sblocco dei fondi Cipe ha ribadito che «va posto il problema della ricostruzione aquilana all’Europa». Il discorso è sempre quello di non fare rientrare nel Patto di Stabilità i fondi necessari, in modo da poter ripristinare il meccanismo della Cassa depositi e prestiti (con l’anticipo dei fondi) «oppure un altro organismo», conclude l’assessore, «ma basta con l’essere sottoposti al centellinare delle risorse concesse dalle leggi di Stabilità, ridotte d’importo a mano a mano che si va avanti. Così sarebbe davvero un disastro».
- da Il Centro -
 



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