Nati all’Aquila i gemellini contesi da due coppie

 I gemellini “contesi” sono nati nell'ospedale San Salvatore dell'Aquila. Il parto è avvenuto il 3 agosto, di notte, con un intervento cesareo, seguito direttamente dal primario del reparto di Ostetricia e ginecologia, il professor Gaspare Carta. I bimbi, un maschietto e una femminuccia, A. e S. le loro iniziali, sono già stati iscritti all'anagrafe dell’Aquila, ma nella “parte seconda B” del registro delle nascite del Comune, riservata ai nuovi nati che non saranno cittadini del capoluogo abruzzese, dunque e non figureranno nell'anagrafe aquilana. I bimbi pesano poco meno di due chili e godono di ottima salute. Inconsapevoli del caso mediatico, delle polemiche, dell’aspra battaglia legale che li deve protagonisti, una battaglia iniziata con uno scambio di embrioni, avvenuto per un errore lo scorso 4 dicembre, al “Pertini” di Roma dove le due coppie seguivano un trattamento di fecondazione assistita. La coppia di genitori biologici, che rivendicano la paternità dei gemellini, ha fatto ricorso per bloccare la registrazione dei gemelli all'ufficio comunale delle nascite. Ma ieri il giudice della prima sezione civile del Tribunale di Roma lo ha respinto (vedi articolo in fondo). Il parto è avvenuto domenica notte: la donna è arrivata al San Salvatore dell’Aquila in pieno travaglio, alla 36esima settimana di gestazione. «La scelta dell'Aquila per il parto non è stata casuale», spiega il professor Carta, «hanno giocato a favore una serie di elementi: la vicinanza con Roma, da dove arriva la coppia, la presenza di un'unità operativa di terapia intensiva neonatale e di un reparto di ostretricia e ginecologia di terzo livello, idoneo cioè a gestire la nascita di bimbi prematuri, anche molto piccoli». La mamma dei gemellini è stata dimessa mercoledì scorso, mentre i bimbi sono stati tenuti in osservazione per qualche giorno e hanno lasciato l'ospedale aquilano ieri mattina. «La mamma e i piccoli stanno bene», afferma Carta, «ed è questo che ci premeva: il parto è avvenuto senza complicazioni e senza pressione mediatica. Anche noi abbiamo saputo solo due giorni fa che i bimbi nati all'Aquila erano gli stessi del “caso Pertini”. Ieri mattina, prima di lasciare l'ospedale, il papà dei neonati è venuto a ringraziarci personalmente per il tatto e la riservatezza utilizzati nel mantenere massimo riserbo sulla vicenda». Soddisfatti e felici: così il personale medico che ha seguito la partoriente e i due gemellini, descrive i neo genitori, che pure non risultano essere tali dal punto di vista biologico. «Abbiamo bisogno di serenità», hanno dichiarato al quotidiano La Stampa, «abbiamo sofferto molto in questi mesi. E' arrivato il tempo di essere una vera famiglia». «I gemellini», dice Sandra Di Fabio, primario del reparto di neonatologia del San Salvatore, dove sono stati assistiti fino a ieri i piccoli A. e S. «sono stati dimessi ieri mattina, dopo i controlli di routine, pesano intorno ai due chili e godono di buona salute». Nessuno vuole entrare nel merito della vicenda legale che nonostante il parto, avrà i suoi strascichi. «Credo che il personale dell'ospedale aquilano si sia comportato con grande professionalità nel mantenere il massimo riserbo sulla notizia, quando abbiamo saputo che si trattatava del caso dello scambio di embrioni. La felicità e la gioia che si leggevano negli occhi della mamma e del papà rispecchiavano il sentimento che prova ogni genitore, quando viene alla luce un figlio», dice la dottoressa Di Fabio. In Italia si ricordano due casi simili a questo. Il caso più vicino come modalità, a quello dell'ospedale Pertini di Roma, è accaduto a Modena nel 1996, ma è emerso solo nel 2004, e ha portato a un risarcimento milionario della coppia che ha subito il danno. All'epoca la coppia italiana, che si era rivolta alla clinica del Policlinico del capoluogo emiliano, aveva dato alla luce due figli mulatti. Aveva aspettando però otto anni per denunciare la clinica. Un po’ più a nord, a Torino, nel 2004 ci fu uno scambio di materiale genetico tra due coppie.
- da Il Centro -

 



Condividi

    



Commenta L'Articolo