Il racconto di Emanuela Medoro: tanta gente in centro «Se la scienza fa miracoli»

di Emanuela Medoro* Ho rivisto il centro storico della città affollato come ai tempi pre-sisma. Il percorso delle attività organizzate per la Notte Europea dei Ricercatori, esteso dalla Fontana Luminosa fino a piazza Duomo, per finire in viale Francesco Crispi, alle cinque del pomeriggio del 26 settembre 2014, era pieno di gente, dappertutto. Non solo adulti, tanti bambini in giro, relativamente liberi dallo sguardo dei genitori, perché nel centro si vedono ben poche macchine. Una festa, insomma, per famiglie. Non si festeggiava un santo di quelli popolari che fanno i miracoli, piuttosto una festa laica, la festa della scienza, la ricerca che anch’essa può fare miracoli. Sul manifesto della festa, la frase Notte Europea dei Ricercatori è preceduta da una parola in inglese, scritta a caratteri maiuscoli Sharper. Bellissimo l’aggettivo europeo, la scienza unisce e dà una risposta chiara alla ventata antieuropeistica che soffia insidiosa, in conseguenza dell’introduzione dell’euro da alcuni considerata la madre di tutti i mali attuali. Simbolo della festa un tondo con un bel gufetto dagli occhi diseguali che riposa su una mezzaluna fatta di simboli geometrici, provette, segnali, note musicali, fiori, frutti, lampadine e tutto quanto possa rappresentare la scienza. Da ricordare che nella maggior parte delle culture europee il gufo è venerato come simbolo di saggezza e conoscenza; ricordo che Atena, dea greca della conoscenza, aveva un gufo come suo compagno. Ricchissimo l’elenco delle manifestazioni, 14 di esse titolate in inglese, 11 in italiano. E qui ho trovato il significato dell’uso della parola sharper che sta nel logo del manifesto. Essa è usata come segue: Sharper questions, domande chiave, fondamentali nel mondo della scienza. Ho trovato un’altra espressione singolare in inglese, handed brains, alla lettera cervelli con le mani. Ma che vuol dire? In italiano è spiegata così: giovani scienziati con le “mani in pasta”. Provare e riprovare, costruire, disfare, ricominciare: così nascono le grandi idee. Le manifestazioni si sono svolte dal primo pomeriggio a notte inoltrata. Ho visto una fila da stadio per il concerto dei Solisti Aquilani, durante il quale Piergiorgio Odifreddi parlava dei rapporti tra musica e matematica. L’Auditorium del Parco ha 248 posti, per questo concerto c’erano in attesa molte più persone di quante l’auditorium ne potesse contenere. Mi sono messa nella fila, e all’ultimo mi sono trovata miracolosamente dentro l’auditorium, quasi trascinata dal fiume di folla in movimento. Il pubblico è stato affascinato dalle argomentazioni del professore Odifreddi, sulle relazioni e i legami tra musica e matematica, spiegate a partire dalla descrizione dei tempi della musica mediante frazioni di numeri, fino ad arrivare alla spiegazione della matematica sottesa alla classica forma curva del pianoforte a coda, e alle implicazioni numeriche del digitale. Difficilissimo, per pochi, o forse comprensibile per i ragazzi di oggi che a scuola fanno più ore di matematica che di latino. Ho notato con piacere che una ragazza vicino a me, molto presa dal discorso e soprattutto capace di capirlo, proveniva dal Liceo Classico. Un’osservazione che ritengo utile per i ragazzi. Ho visto in piazza un tavolo dove alcuni bambini con camici bianchi erano guidati da un adulto a fare degli esperimenti, e anche tanti altri bambini, in un capannone, che si divertivano a toccare e manipolare macchine e apparecchiature mai viste. È bene avviare i giovani alla scienza, sono il nostro futuro. Oggi nella scuola dell’obbligo ci sono molte ore di matematica e scienze naturali. Oltre a ciò i giovani prendono subito confidenza con uno spazio geografico più ampio di quello della loro città, uno spazio europeo, quello del loro domani. Per loro riporto a questo punto un pensiero che leggo sulla stampa nazionale. Due economisti, Daron Acemoglu e James Robinson, hanno stabilito un rapporto diretto tra innovazione e ricerca e risultato economico.

Le nazioni che hanno investito di più in Europa, Germania e paesi scandinavi, si sono arricchite; l’Italia e l’area mediterranea che hanno investito poco o nulla, si sono impoverite. Un rapporto che fa pensare. *operatrice culturale

 



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