Sette sprangate in testa: così è stato ucciso Renato

 L’assassino ha un vantaggio di 24 ore. Tante sono quelle che lo separano dalla scoperta del corpo di Renato Bellisari, il pensionato di 77 anni massacrato in casa con sette colpi al capo sferrati con violenza con un bastone o una spranga di ferro quando era a terra con la faccia sul pavimento. E’ l’autopsia eseguita ieri pomeriggio dall’anatomopatologo Giuseppe Sciarra a fissare gli ultimi momenti di vita dell’anziano e a consegnare alle indagini elementi che appartengono più alla sfera della certezza che agli spigoli dei dubbi. Ed è quella sequenza impressionante di colpi vibrati con furia a connotare il delitto perchè tratteggiano l’identikit di un assassino che giovedì pomeriggio ha inveito con odio.

Nessuna colluttazione. Nessuna ferita da colluttazione, niente sulle mani o sulle dita che faccia ipotizzare una difesa tentata dall’uomo colpito alla testa molto probabilmente mentre l’assassino lo teneva fermo con un piede sul corpo. Ed è anche da qui che gli investigatori partono per dare un nome a chi nel primo pomeriggio di giovedì è entrato nella piccola abitazione di Intermesoli con le inferriate alle finestre e il portoncino blindato e ha ucciso. A dare l’allarme, venerdì sera, sono stati i vicini preoccupati per non aver visto Bellisari. Il cadavere dell'uomo è stato trovato con la testa tra le porte della cucina e della cameretta da letto.

Il Ris e l’impronta. Sul pavimento della cucina orme di scarpe che potrebbero essere quelle dell'assassino. Tracce che scompaiono sul pianerottolo esterno dell'abitazione, ma perchè potrebbero essere state lavate dalla violenta pioggia scesa proprio nel pomeriggio e nella sera di giovedì. Impronte isolate dai militari del Ris, gli esperti del raggruppamento investigazioni scientifiche, che ieri pomeriggio hanno ispezionato la piccola casa. Nessun segno di effrazione, nessun mobile a soqquadro, manca solo il portafoglio dell’uomo che però, raccontano i vicini, non aveva mai grosse somme di denaro con sè. Una vita apparentemente abitudinaria quella di Bellisari tornato nella sua Intermesoli dopo trent’anni di lavoro in Canada e che trascorreva parte dell’estate in un albergo sulla costa vibratiana e parte in un albergo a Teramo. Non guidava, ogni mercoledì si faceva accompagnare da un amico a fare la spesa al mercato dei Montorio.

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Il telefono. Nessun tabulato di telefono cellulare da scandagiare, perchè Bellisari non aveva telefonino: in casa solo un’utenza fissa. Ed è tracciando le telefonate in entrata e in uscita da questo apparecchio che gli investigatori cercano di mettere insieme tutti i tasselli indispensabili per dare un nome all’assassino. E soprattutto per capire se lui e la vittima si conoscessero. E ieri mattina i militari del reparto operativo, guidati dal capitano Nazario Giuliani, hanno raccolto le testimonianze degli abitanti di Intermesoli per capire se qualcuno, in questi ultimi giorni, ha visto qualche faccia n uova. Perchè in un centro con poche decine di residenti è facile notare qualche estraneo, è facile ricordarsi qualche faccia. Ma in queste prime ore, fondamentali per la ricostruzione dei fatti, gli investigatori si sono spostati anche sulla costa, in particolare a Tortoreto, dove l’uomo ogni estate trascorreva un mese in albergo. Per capire le frequentazioni, per conoscere facce e volti di chi potrebbe averlo avvicinato e ucciso in un delitto che riporta alla mente quello di Carmine De Luca, l’imprenditore 68enne che nel maggio del 2011 venne accoltellato a Torricella. In quel caso dalla donna con cui aveva avuto una relazione poi condannata a 25 anni. Bellisari non aveva familiari in paese: l’unica sorella vive in Canada. Da quando era tornato la sua vita era regolata dai ritmi delle passeggiate in paese, di qualche uscita al ristorante con gli amici, dalle vacanze al mare . «Era benestante», raccontato in paese, «prendeva una buona pensione e poteva contare anche sulle entrate di alcuni appartamenti . Non aveva nemici».

- da Il Centro -



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