Chiude la prima edizione del Festival della Montagna: migliaia di persone al Parco del Castello

Si è conclusa ieri sera, con il concerto dei MiSCaDì, la prima edizione del 'Festival della Montagna' che, nel week end, ha portato al Parco del Castello migliaia di persone, operatori della montagna e semplici appassionati, adulti e bambini.

A salutare la kermesse dedicata alla montagna e alle sue culture, la madrina del festival: l'alpinista e climber di fama mondiale Catherine Destivelle. E' stata una occasione straordinaria per condividere le esperienze spettacolari e i viaggi lontani della Destivelle, per ascoltare i racconti delle sue grandiose imprese in solitaria, delle ascensioni sulle montagne di tutto il mondo, dall'Africa agli Stati Uniti, passando per Nepal e Thailandia. Un momento di condivisione e riflessione su un universo fatto di coraggio e ambizione ma anche di profonda conoscenza dei propri limiti.

Catherine Destivelle ha incontrato appassionati e curiosi e, poi, ha premiato il vincitore della competizione di arrampicata, il "1° Master Festival della Montagna" valido per il campionato regionale, che ha animato l'ultima giornata del Festival.

"Si tratta di un evento straordinario, pienamente riuscito", ha detto Catherine Destivelle. "Ho partecipato a tantissime manifestazioni di questo tipo ma non ho mai visto così tante persone, diverse tra loro: hanno partecipato appassionati, operatori, semplici curiosi di tutte le età ed è davvero una bella cosa. Racconta di un rapporto profondo che questa città mantiene e coltiva con la sua montagna, il Gran Sasso".

"La cultura della montagna - ha aggiunto Destivelle - può senza dubbio aiutare anche il processo di ricostruzione dell'Aquila, attraverso un rilancio che passi per la promozione turistica. Prima di tutto, però, bisogna far conoscere le vostre montagne, belle e selvagge".

E a proposito di imprese spettacolari, e dei racconti di Catherine Destivelle, il 'Festival della Montagna' è stato teatro, nel pomeriggio di sabato, di un emozionante incontro tra giganti dell'alpinismo italiano. Alla tavola rotonda sulla “Storia alpinistica del Gran Sasso” hanno partecipato ben tre generazioni di alpinisti, dal mitico Mimì Alessandri al giovane Marco Iovenitti, aspirante guida alpina, che si sta facendo esperienza e nome in tutto il Paese. A guidarli è stato Stefano Ardito, autore del libro “Storia dell'alpinismo in Abruzzo”.

Ardito ha introdotto l'incontro chiedendo ai partecipanti di raccontare un aneddoto, un'esperienza o una giornata particolare legata al Gran Sasso. Ne è uscito un mix di aneddoti interessanti. Alessandri, ad esempio, ha implicitamente rievocato l'esperienza del 1974 al Monte Camicia, nel tragico episodio che vide la scomparsa di Piergiorgio De Paulis. Un avvenimento che segnò anche una delle prime esperienze di soccorso alpino, anche con elicottero, almeno così come lo conosciamo ora.

Evidentemente, non si poteva non parlare anche di sicurezza al 'Festival della Montagna'. A discuterne, l’associazione “Mario e l’arte di volare Onlus" nata a seguito del grave incidente di un anno fa, a Campo Imperatore, che ha causato la morte di Mario Celli, giovane medico aquilano di 32 anni, travolto da una valanga.

L'associazione si pone lo scopo di promuovere la cultura della sicurezza in montagna. “La valanga è un mostro prevedibile” hanno sottolineato i relatori, tra cui alcuni membri del soccorso alpino, in apertura dei lavori.

Ciò nonostante, ogni anno le valanghe provocano 150 vittime tra l’Europa e il Nord America, 100 in Europa e 20 in Italia. Negli ultimi tre anni in Abruzzo ci sono stati sei morti (tutti in provincia dell’Aquila), una media di due morti l’anno, “che costituisce il 2% delle vittime di tutta Europa pur non avendo l’Abruzzo il 2% delle montagne europee”.

Per far fronte alle valanghe ed agevolare i soccorsi, negli ultimi anni si sono sviluppate tecnologie legate anche ai comuni telefoni cellulari, muniti di GPS. E’ il caso ad esempio di GeoResq la cui prima applicazione è avvenuta proprio sul Gran Sasso.

Già sabato, il vice Presidente della Giunta regionale Giovanni Lolli aveva ricordato la necessità di utilizzare i soldi stanziati per il rilancio sostenibile del Gran Sasso anche per dotare la nostra montagna del Gasex, una tecnologia che permette di far staccare volontariamente le valanghe quando necessario. Questo ovviamente non dappertutto ma nei fuori pista serviti dagli impianti dei Valloni e di Valle Fredda.

Insomma, un'ultima giornata che ha mantenuto altissimo il livello di un festival che ha saputo catturare la città, svelando un legame profondo, e troppo spesso sottaciuto, tra L'Aquila e la sua montagna. E rendendo manifeste le intelligenze e le competenze di operatori e appassionati che hanno dato vita al progetto Gran Sasso Anno Zero. Il festival è stato solo un primo momento per far conoscere le attività che ora dovranno trovare realizzazione nel loro contesto naturale: il Gran Sasso. Si può, da subito: in poco tempo e con un piccolo investimento.


 



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