A Maria Fosco, figlia di emigranti, il Premio Joe Petrosino

- di Domenico Logozzo * - Una vita per difendere i diritti civili e diffondere i valori della cultura italiana in America. E per la professoressa Maria Fosco, nata a New York, figlia di emigranti di Orsogna (Chieti),è arrivato un prestigioso riconoscimento in occasione del Columbus Day. Ieri ha ricevuto il premio “Joe Petrosino”, dedicato alla memoria del poliziotto italo-americano assassinato a Palermo all’inizio del secolo scorso. ”Sono molto orgogliosa – è stato il suo primo commento - perchè l’ “Association Petrosino” ha fini molto nobili: la difesa dei diritti degli emigrati italiani, la crescita culturale, il rispetto della legalità e il doveroso omaggio a Joe Petrosino”. Il coraggioso poliziotto nato a Padula, in provincia di Salerno, era emigrato a New York e “ viveva nella zona di Little Italy”, sottolinea Maria Fosco, evidenziando che “siccome parlava l'italiano, aiutava molto gli emigranti”. Il rispetto della legge innanzitutto: ”E’ stato il primo a combattere la Mano Nera ed è stato purtroppo il primo poliziotto ad essere ucciso dalla mafia a Palermo. Il governo americano lo aveva mandato in Sicilia per svolgere indagini sulle organizzazioni criminali”. La mafia lo eliminò il 12 marzo 1909. Il console americano a Palermo telegrafò al suo governo: “Petrosino ucciso a revolverate nel centro della città questa sera. Gli assassini sconosciuti. Muore un martire”.

Maria Fosco ci dice che è stata nella casa di Joe Petrosino a Padula: “Adesso è un museo. Ho conosciuto la famiglia in Italia e qui in America. Era un uomo che amava gli immigrati italiani. Ed io come lui amo la comunità italo-americana. Faccio tutto per aiutarla. Con la stessa passione che ha avuto Petrosino per proteggerla dalla mafia e dalla Mano Nera. Pure io ho lavorato e lavoro tanto per proteggere la nostra comunità da ogni discriminazione. Soprattutto per far capire che è sbagliato affermare “sono tutti mafiosi”. Per questo la professoressa Fosco è molto ammirata e giustamente premiata. Felice e commossa: “E’ veramente un orgoglio essere conosciuta nella stessa maniera di Joe Petrosino”. Costantemente al fianco della comunità italo-americana. Un pilastro per i nostri connazionali a New York. E’ un punto di riferimento sicuro. Donna di cultura, sempre in prima fila. Due lauree - in Scienze politiche e in Storia dell'Arte -, ruoli rilevanti nell'Istituto Italo-americano John D. Calandra, che con fermezza ha difeso dalla chiusura. Nel 1999 è riuscita a far applicare una legge del 1964 che garantiva i "diritti civili" agli italiani d'America. E l’Istituto non venne soppresso. Tra i fondatori dell’Italian American Museum, ricopre l’incarico di vice presidente: ”La giornata più felice è stata quando a New York abbiamo comprato il palazzo per il museo che si trova a Grand & Mulberry Street. E’ proprio nella zona dove Joe Petrosino ha fatto il poliziotto. Era il suo quartiere”.

Cultura, legalità e solidarietà. Dopo il terremoto di 5 anni fa a L’Aquila, si è impegnata proprio con l'Italian American Museum a raccogliere 110 mila dollari da devolvere alle popolazioni colpite dal sisma. Merito riconosciuto . Decine di premi, sia negli Stati Uniti che in Italia. Nel 2011 è stata nominata “Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana" dal Presidente Giorgio Napolitano. Viaggia spesso usando il passaporto italiano. E’ legatissima all’Abruzzo. Vi torna spesso: “Nelle ultime tre estati sono stata a Orsogna, il paese da dove nel 1956 sono emigrati papà Antonio e mamma Filomena, per cercare fortuna in America”. Nello scorso mese di agosto, a Montesilvano, ha ricevuto dalla Dean Martin Association il Premio “Abruzzesi nel mondo” per aver dato corpo a quel sogno americano che in tanti hanno inseguito come emigranti”. Con lei sono stati premiati Frank Salvatore, Luciano Borsari e Maria D'Alessandro. “Quel giorno ho pianto, ricordando i miei genitori. Mi sono tanto commossa che non riuscivo a parlare”.

Le radici profonde, nella memoria i sacrifici e le buone lezioni di papà Antonio e di mamma Filomena. La professoressa Fosco, come immagine principale del suo profilo facebook, ha scelto un ritaglio di giornale molto significativo: “E’la foto di mio padre sulla prima pagina del New York Times del 12 ottobre 1982”. Ce la descrive: “Papà balla con il gruppo folkloristico orsognese sul tappeto rosso al Columbus Day Parade 1932-1982. Ricordo il distintivo con la scritta: "italo-americani per Cuomo". La donna che balla con mio padre è sua zia Serafina Magno, emigrata in Argentina. La ragazza dietro è la mia gemella, Concetta. Io ero davanti al fotografo e quando ho visto che stava scattando la foto, mi sono spostata subito, mi sono messa dietro di lui, per non coprire gli altri. Una foto molto importante, che conservo gelosamente assieme al giornale”.

Gioia e nostalgia: ”Cantare e ballare con il coro Orsogna, Paese Mio qui a New York, per me è stato bellissimo”. Ha iniziato a 14 anni. Malinconicamente rileva: “Oggi il gruppo corale non esiste più”. Foto della memoria e delle scelte decisive: “Era il momento più felice di mio padre, che purtroppo è morto tre anni dopo. Era un grande lavoratore. Scavava le gallerie per le metropolitane che si stavano costruendo in quei tempi. Sotto terra, quanti sacrifici, quante difficoltà ha dovuto affrontare e superare! Ho per questo deciso di dedicare tutta la mia vita per aiutare gli italo-americani. Quando vedo questa foto, mi ricordo il motivo principale per cui faccio e continuerò a fare tanto per la nostra comunità. Mi dà coraggio e mi dà forza, grazie a mio padre”.

Maria Fosco dall’album di famiglia mostra un’altra foto alla quale ci tiene tanto. Risale a 25 anni fa. E’ a colori: “Io e mia sorella Concetta indossiamo i costumi della tradizione orsognese. Lei è con il velo bianco e il vestito da sposa, io indosso l’abito da contadina. Con noi il Sindaco di New York, Rudolph Giuliani, al Waldorf Astoria per la festa del National Italian American Foundation. Che emozione! Momento indimenticabile”. Tra ricordi del passato e progetti per il futuro, Maria Fosco è sempre attenta ai bisogni attuali dei nuovi immigrati, come Direttore per lo Sviluppo dell'Italian Center of New York City, un'organizzazione che “assiste gli italiani di recente arrivo”.

*già Caporedattore del TGR Rai




 



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