Tasi sulle case inagibili, gli aquilani non sanno cosa fare e il Comune ha molti dubbi...

A 24 ore dalla scadenza del pagamento della prima rata della nuova tassa sui servizi indivisibili, molti aquilani proprietari di abitazioni distrutte non sanno ancora come comportarsi.
La stessa amministrazione comunale, che prima ha deliberato e poi ha corretto il tiro a molti dubbi in proposito.
Secondo l'assessore al Bilancio, Lelio De Santis, sugli immobili inagibili la Tasi non va pagata: “I nostri uffici” spiega De Santis “hanno ragionato in questi termini: poiché la Tasi ha la stessa base di calcolo dell'Imu e poiché l'Imu sulle abitazioni danneggiate dal sisma, per norma nazionale, è stata sospesa, abbiamo ritenuto che le stesse abitazioni esenti da Imu fossero esenti anche dalla Tasi”.
Gli uffici comunali, qualche giorno fa, hanno sollevato la questione al Ministero dell’Economia.
In attesa che arrivi una risposta, De Santis ha invitato i contribuenti a non pagare la prima rata e a saldare in un'unica soluzione entro il 16 dicembre (data della scadenza della seconda rata), con l'aggravio di un interesse quasi nullo (1%).
Luigi Fabiani, tributarista, è convinto però che questa sospensione sia una decisione pilatesca perché alla fine bisognerà pagare.
Secondo Fabiani, infatti, l'analogia Imu-Tasi fatta dal Comune non regge: “E' vero, la Tasi prende a base di calcolo le rendite catastali, ma non è un'imposta sulle case. Per cui l'inagibilità non rileva. Io ho la casa inagibile ma "godo" della manutenzione del verde al parco del Castello, della pulizia delle strade di Pettino, dell'illuminazione dello svincolo di Piazza d'Armi. Per cui la tassa sui servizi indivisibili, lo dice la parola stessa, si deve pagare.
Per evitare questo pasticcio, sostiene Fabiani, bisognava intervenire a monte sull'aliquota, modulandola, prevedendo delle esenzioni mirate o, come hanno fatto altri Comuni terremotati, sia del Cratere che di altre Regioni (come ad esempio Mirandola, in Emilia Romagna), azzerandola completamente.
Il consiglio comunale ha fissato, per la Tasi, un'unica aliquota al 2 per mille (che  sugli edifici inagibili scenderebbe al 50%), un tetto nella media con quello stabilito dalla maggior parte dei Comuni italiani (1,94 per mille).
Sempre l'assise civica ha deliberato che, sugli immobili locati, il 70% dovrà essere versato dai proprietari e il 30% dagli affittuari. In quest'ultima categoria, ai fini del pagamento dell'imposta, rientrano anche gli assegnatari di Case e map.
Per modulare l'aliquota e renderla meno salata per alcune categorie (come ad esempio i proprietari di case distrutte), il Comune avrebbe dovuto applicare le detrazioni, un’opportunità di equità sociale che quasi metà delle amministrazioni non ha sfruttato.
“Per applicare le detrazioni” argomenta De Santis “avremmo dovuto portare l'aliquota al massimo per tutti, cioè al 3,3 per mille. I Comuni che le hanno previste, come ad esempio Pescara, hanno fatto così. Aver scelto come tetto il 2 per mille è stato un atto di responsabilità”.
“Bastava rimodulare l'aliquota” obietta invece Fabiani “abbassandola al minimo, se non azzerandola, per i proprietari delle case inagibili, riducendola un pochino per gli affittuari "costretti" nei progetti Case e aumentandola per altri immobili, ad esempio i centri commerciali o altre grande superfici. Gli uffici comunali sanno quant'è il gettito "sperato" dagli affittuari dei progetti Case o quello "sperato", ma demagogicamente "sospeso", delle case inagibili? La stessa somma” conclude Fabiani “poteva essere presa altrove”.

 



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