Matera capitale della Cultura 2019

- di Raffaele Alloggia - La Sezione Donatori di Sangue di Paganica gemellata nel giugno 2012 con la Sezione Fidas Grassano, cittadina in prossimità di Matera di 5.500 abitanti, circa 10.000 prima del terremoto dell’Irpinia del 1980, si congratula per la designazione di “Matera capitale europea della Cultura 2019”, pregando il vice presidente Nazionale Fidas Antonio Bronzino e il presidente Fidas Regione Basilicata Paolo Ettorre, di far giungere le più vive congratulazioni al Sindaco di Matera Salvatore Adduce. Una lunga e agguerrita battaglia tra 21 città Italiane concorrenti in cui anche la nostra città, L’Aquila ha partecipato alla contesa.  La bellezza di questa città, va oltre ai suoi bellissimi monumenti del centro storico,  poiché un’importante contributo è stato dato sicuramente dai cosiddetti “Sassi di Matera” iscritti nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco già dal 1993. Essi rappresentano un ecosistema urbano straordinario capace di perpetuare dal passato preistorico i modi di abitare nelle caverne fino alla modernità degli anni cinquanta del secolo scorso, quando con legge nazionale fu predisposto lo sfollamento forzato per poi iniziare il recupero degli stessi. Paganica però, ha anche un’ altro antico legame con Matera. Nel 1553, nacque a Paganica Giuseppe De Rubeis figlio di un avvocato e nipote di un prete, così intraprese la carriera ecclesiastica diventando nel 1599 Vescovo dell’Aquila sotto il papato di Clemente VIII. Da ragazzo a Paganica, abitava sotto le rovine del Castello (raso a suolo da Antonuccio Camponeschi il 16 giugno 1424) tanto che le pietre poggiavano sulle mura della loro casa e da grande nei suoi sogni, avrebbe voluto ricostruire le mura della fortezza. Una volta divenuto Vescovo però, certamente non gli era concesso, pensò così di redigere una grande chiesa essendo quella parrocchiale poco capiente. Il suo progetto supportato dal Papa fu realizzato e il 4 luglio 1605 fu inaugurata la chiesa di Santa Maria del Presepe, là dove era il Castello adoperando le stesse pietre “quadre”.  Nel frattempo, nel marzo del 1605, morì Papa Clemente VIII e la Collegiata di Santa Maria Paganica intus (L’Aquila) che esercitava l’attività parrocchiale e battesimale anche su Paganica, inviò un ricorso <Esposto> alla Sacra Rota contro l’operato del vescovo De Rubeis, scrivendo tra l’altro che la Chiesa fu costruita come parrocchiale, senza il loro assenso abusando della propria autorità. Il ricorso fu accettato dal nuovo Papa Leone XI, il Vescovo De Rubeis fu nominato Arcivescovo e nel settembre del 1605 appena tre mesi dopo l’inaugurazione della Chiesa, fu trasferito dalla Santa Sede, alla sede Arcivescovile di Matera in Basilicata. L’Arcivescovo, vide questo trasferimento così lontano, per quei tempi, come una punizione, avvilito non si rassegnava all’esito dell’esposto in quanto al rito di posa della prima pietra, c’era la Collegiata di Santa Maria Paganica al completo. Dalla sede Arcivescovile di Matera inviò alla Sacra Rota le proprie controdeduzioni, ma a nulla valsero, così nell’inverno del 1609 nel tentativo di convincere i suoi avversari, tornò a Paganica, dove nei primi di febbraio del 1610 morì e per sua volontà fu sepolto nella “sua” Chiesa di Santa Maria del Presepe, detta del Castello in Paganica.              

 



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