15 minuti per vincere

Il più importante centro di ricerca in fisica delle particelle al mondo, il Cern di Ginevra, sede di una delle macchine più grandi e complesse mai costruite dall'uomo, l'acceleratore Lhc, avrà dal 2016 un direttore generale italiano. Lo hanno stabilito, lo scorso 4 novembre, i rappresentanti dei 21 paesi membri del Cern con una votazione che ha decretato a larga maggioranza la vittoria di Fabiola Gianotti, terzo italiano e prima donna a ricoprire questo ruolo nei 60 anni di vita del Cern. Che Fabiola Gianotti meriti l'apprezzamento internazionale che l'ha condotta fin qui è fuori dubbio. Ha guidato con successo la più grande delle collaborazioni scientifiche di Lhc - quella dell'esperimento Atlas - coordinando più di 3000 ricercatori provenienti da tutto il mondo e annunciando, nel 2012, la scoperta del bosone di Higgs. La sua scelta, poi, non si deve a logiche di spartizione tra paesi, come spesso accade. Il valore di Fabiola Gianotti è semplicemente riconosciuto e indiscusso, e nei contesti internazionali della ricerca la meritocrazia è il criterio più conveniente per tutti: si sceglie il più bravo.

Il fatto che Fabiola Gianotti sia italiana non è tuttavia privo di valore. Nella storia del Cenr, grazie agli italiani che vi sono passati e a quelli che tuttora vi lavorano, l'italianità è sempre stata indice di eccellenza, creatività, coraggio e capacità di direzione. Non è un caso che l'Italia sia il paese che contribuisce con il maggior numero di persone alle attività di ricerca e di ingegneria del Cern, che da sempre i ricercatori italiani ricoprano ruoli di altissima responsabilità e che le aziende italiane abbiano contribuito allo sviluppo di tecnologie di frontiera e alla realizzazione di parti fondamentali dell'acceleratore e degli esperimenti che hanno portato alla scoperta del bosone di Higgs. Non è quindi un caso che al Cern si stia seguendo una direzione, dettata per il futuro da un'italiana, e che la comunità scientifica italiana - oltre alle altre - l'abbia condivisa con convinzione. Al Council del Cern sono bastati 15 minuti per eleggere il nuovo direttore generale e la mancanza di esitazione si deve a un programma trasparente e realizzabile, delineato dalla candidata forte, oltre che a un lavoro di preparazione in perfetto coordinamento tra la comunità scientifica italiana al Cern, con l'Istituto nazionale di fisica nucleare, e quella diplomatica in Italia e a Ginevra, attraverso l'ambasciata, i ministeri della ricerca e degli esteri e la presidenza della Repubblica.

Potrà poi sembrare incredibile che dall'Italia di oggi possa emergere qualcuno in grado di produrre una strategia. Ma al Cern non si sopravvive senza il lavoro di squadra e quando gioca in squadra l'Italia funziona, spesso meglio degli altri.


Fernando Ferroni



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