Perseguitava madre e figlia stalker condannato

«Vi rovinerò tutta la famiglia..ma a tua madre la faccio pure licenziare dalla vergogna. Sono più vicino di quanto pensi..Da adesso vedrai di che cosa sono capace». E ancora: «Sarà l'incubo peggiore della sua e della vostra vita...ah, dimenticavo, oltre le foto che bel video pure...». Sono alcuni degli sms che una 23enne dell'Aquila, figlia di una cinquantenne anche lei dell'Aquila, è stata costretta a sopportare da parte di un catanese di 43 anni, per diverso tempo, fino alla condanna dell'uomo avvenuta nei giorni scorsi da parte del Tribunale dell'Aquila.
Non avendo accettato che la donna avesse interrotto con lui il rapporto sentimentale, lo stalker è immediatamente passato alle vie di fatto, minacciando la malcapitata di pubblicare di Facebook e sui profili dei colleghi di lavoro alcune foto in cui la ritraeva nuda, se non avesse subito ripreso il rapporto sentimentale. E proprio per far capire che non stava scherzando, l'uomo si è dilettato a realizzare (con il cognome della donna) un falso profilo Facebook inviandole alcune foto osè in suo possesso. Poi, non soddisfatto, ha spostato l’attacco sulla figlia di lei, attraverso sms ed mms minatori, con tanto di foto della madre in cui veniva ritratta nuda. Intuendo che la situazione, già grave di per sé potesse precipitare da un momento all'altro, madre e figlia hanno deciso di presentare una denuncia alla Procura della Repubblica.
L'accusa ha dimostrato come le due malcapitate, a causa delle reiterate condotte vessatorie portate avanti dall'uomo abbiano sofferto uno stato di ansia e di paura, ingenerando timori che hanno costretto le due vittime a modificare le consuete abitudini di vita. Le indagini portate avanti dal sostituto procuratore Roberta D'Avolio, non hanno lasciato equivoci tanto che lo stalker è finito sotto processo.
Nei giorni scorsi, l'uomo è finito dinanzi il Tribunale dell'Aquila (giudice Giuseppe Grieco) che lo ha condannato ad un anno e mezzo di reclusione. L'imputato è stato rappresentato dall'avvocato Patrizia D'Eramo, le parti offese invece dagli avvocati Maria Teresa Di Rocco e Sara Fiordigigli.


 



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