Cialente risponde all’associazione "Gran Sasso anno zero"

"Mi sta bene tutto. Ma un pochino di verità vanno dette, da una parte e dall’altra. Gran Sasso anno zero non ha dovuto fare alcuna fatica per convincere le istituzioni. Mi chiedo quale altra neonata associazione abbia mai avuto un rapporto così favorevole e fattivo con le istituzioni". A parlare, ancora una volta attraverso Facebook, è il sindaco Massimo Cialente, che aggiunge:"Solo l’impegno economico che Regione e Comune hanno affrontato, per decine di migliaia di euro per finanziare l’associazione per il Festival della montagna, ne è la prova. Le proposte sono state tutte prese direi...cotte e magnate dalle istituzioni, in primis dal Comune. Il Comune certo non l’ha fatto perché i signori di Gran Sasso Anno Zero sono particolarmente belli o simpatici, ma solo perché ha intravisto, tra le brume soffocanti di questa città, che qualcuno si muoveva. Il loro progetto rientrava in quello strategico di Regione e Comune e quindi è stato accolto, finanziato e inserito nel piano industriale del Gran Sasso. Sono arrabbiati perché non si fanno investimenti anche minimi? Allora ripeto per l’ennesima volta: il Centro turistico è in coma profondo, da anni. Solo dei pazzi come noi potevano pensare di tenerlo in vita. Non ci sono soldi per pagare gli stipendi, figuriamoci per fare pur piccolissimi investimenti. Bisogna tenerlo, il Ctgs, attaccato alle macchine sino al 30 aprile, quando spero che qualcuno risponda al bando. Piuttosto, e lo dico perché è ciò che penso, colpisce la presa di distanza che traspare da quanto scritto, rispetto agli investimenti infrastrutturali. Allora, alla luce delle polemiche in corso con gli ambientalisti e con il Parco, chiedo: ma Gran Sasso Anno Zero li vuole o non li vuole questi investimenti? Si schiera o no? Se non si fa l’impianto di Monte Cristo, le bike sopra con cosa le portiamo? Con gli elicotteri? Allora quando si fanno questi comunicati, mi piacerebbe maggiore chiarezza, capire cosa pensa e vuole il mio interlocutore. Comunque mi sembra, come oggi per la vicenda Accord Phoenix, che per noi aquilani tutto sia dovuto, spesso senza esporci più di tanto. Cerchiobottismo provinciale. Non vi sono scazzottature politiche, ma analisi politiche di cosa è successo e perché si è arrivati a certe situazioni. È chiaro, ricostruire la storia vuol dire schierarsi e all’Aquila è più facile farsi tagliare un dito che prendere posizioni chiare".



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