Visconti: "tra 20 o 30 anni la neve scomparirà, inutili i cannoni sparaneve"

Lo scienziato Guido Visconti boccia i cannoni sparaneve sul Gran Sasso. «La decisione di usarli è tragicomica. Il sindaco, avendo un background di medico, forse non ha molta familiarità coi numeri che vengono fuori da una scelta del genere. Ma a parte i numeri, quello che sorprende è l’ignoranza di chi pretende di governarci. Anche se sono solo parte del problema le temperature miti di quest’inizio d’inverno sono solo un’avvisaglia di quello che succederà tra 20 o 30 anni e cioè la neve scomparirà letteralmente, e ancora di più nella parte di Appennini dove ci troviamo. Per fare un paragone che forse il sindaco comprende, comprare i cannoni sparaneve è come curare Ebola con l’aspirina. Quello fra i cambiamenti climatici e la politica è un conflitto insanabile perché l’orizzonte temporale (i 20-30 anni di cui sopra) è un intervallo di tempo assai più lungo della vita media di ogni politico il quale ha quindi tutte le ragioni per non curarsene. Egli però scarica sui contribuenti di oggi delle spese inutili e dannose. Non è l’unico esempio nella nostra regione. Ce ne sono altri come quello di dragare il porto di Pescara dopo aver fatto scempio dei fiumi a monte, oppure la costruzione delle dighe per difendere inutilmente pochi metri di spiaggia. L’altro aspetto (sconosciuto ai politici) è che il problema dei cambiamenti climatici ha ben poco di scientifico quando invece è qualcosa che solo la politica potrebbe risolvere e come al solito non è capace di farlo. Bisognerebbe tagliare molto sui consumi fino ad arrivare a un nuovo tipo di società: ma figuriamoci! I numeri si danno subito perché la cosiddetta neve programmata costa da 3 a 5 euro per metro cubo e il costo d’investimento per impianto è attorno ai 100mila e passa euro per ettaro. Di energia se ne consuma circa 5 Kwattora per metro cubo di neve. In Val d’Aosta si calcola che il 10% del consumo domestico di energia elettrica venga impiegato per l’innevamento artificiale. Chieda il sindaco ai suoi ragionieri o geometri o ingegneri di fare un po’ di conti. Il tutto in una città allo stremo,che ha bisogno di tanti soldi ed energie e le cui priorità non sono quelli che praticano uno sport totalmente inutile. Allora il comune (ma anche la regione) dovrebbero avere altre priorità, quelle della ricostruzione ma in prospettiva anche l’elaborazione di strategie di adattamento ai cambiamenti climatici. Una prova di quanto sia fallimentare l’attuale andazzo ci viene dal convegno di Avezzano sui 100 anni del terremoto. Di tutte le relazioni invitate c’è solo un professore dell’università dell’Aquila. Eppure sei anni fa qui c’è stato un terremoto ma i nostri amministratori hanno deciso che le stelle sono più importanti della terra che hanno sotto i piedi e perciò a quel fine hanno usato i soldi del sisma».


 



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