A Bellaria l'inedito documentario dedicato alla liberazione del Duce

Al Film Festival l'inedito documentario di Fabio Toncelli: testimonianze e immagini mai viste sulla prigionia di Mussolini. Il film ricostruisce il blitz tedesco a Campo Imperatore, il 12  settembre 1943

"Sia chiaro: quando ho cominciato a lavorare a quest’opera, non ho mai pensato di voler riscrivere la storia". Con Liberate il Duce!, semmai, Fabio Toncelli ha voluto raccontare una delle pagine più difficili, controverse, per certi versi ancora sconosciute della storia italiana: i giorni che seguirono l’arresto di Benito Mussolini, il 25 luglio 1943, fino alla sua liberazione avvenuta per mano dei tedeschi, il 12 settembre, mentre il Duce si trovava ancora prigioniero all’hotel di Campo Imperatore, sul Gran Sasso.

 

E’ un documentario straordinario quello che il regista romano ha presentato ieri, in anteprima assoluta, al Bellaria Film Festival (nella sezione Le opere e i giorni). "Per essere qui, ho lavorato al montaggio fino all’altra notte. Ma credo proprio che ne sia valsa la pena", racconta Toncelli. Perché il regista è riuscito a scovare, durante i due anni di lavorazione di Liberate il Duce!, alcuni documenti incredibili, assolutamente inediti. Come la testimonianza di uno dei poliziotti italiani che erano di guardia all’hotel a Campo Imperatore. "L’ho cercato tanto, e poi, quando finalmente l’ho trovato, ho scoperto che abitava a 500 metri da casa mia!", sorride Toncelli. Che è andato fino in Germania e negli Stati Uniti, per trovare filmati d’epoca, registrazioni audio tratte dalla radio, persino intercettazioni. E poi tante altre testimonianze e documenti dallo straordinario valore. Come l’unica intervista in televisione concessa da Harald Morse, il maggiore alla guida delle forze speciali dell’esercito tedesco mandate da Hitler per liberare Mussolini.

 

E proprio in Germania Toncelli è riuscito a rintracciare la registrazione completa del discorso che Mussolini fece a Radio Monaco, il 18 settembre. "Le parole proferite dal Duce quel giorno sono note, ma nessuno finora aveva trovato la registrazione completa del suo discorso. In realtà, bastava cercarlo...". Come bastava cercare il poliziotto di guardia al Gran Sasso. "Quando finalmente ci siamo conosciuti - racconta ancora Toncelli - mi ha detto: Sono quasi settant’anni che aspetto di parlare, ma nessuno mi ha mai cercato...".

 

Il resgista, che ha collaborato con Sergio Leone ed è autore di altri pregevoli documentari, tra cui Il naufragio dell’Andrea Doria, è riuscito così a ricostrure quei giorni convulsi, dal 25 luglio fino al 12 settembre del 1943, senza indulgere alla fiction. E mostrando soprattutto come "l’Italia, unico stato durante il conflitto mondiale, sia riuscita a dissolversi completamente per mancanza di decisione da parte dei suoi vertici. Nessuno, neanche il generale Badoglio che trattava con gli alleati fin dal 1942, si è preso la responsabilità di decidere esattamente cosa fare di Mussolini dopo le sue dimissioni e l’arresto. Ci si è come dimenticati di Mussolini, permettendo che i tedeschi lo portassero via". Negli spezzoni e nelle testimonianze raccolte da Toncelli ecco rivivere così l’atmosfera di attesa tra i militari messi di guardia al Duce, lo spettacolare arrivo dei soldati tedeschi a bordo degli alianti, e Mussolini che chiede: "Ma che sta succedendo?". Tra le interviste raccolte c’è anche quella di Willy Schmidt, il primo paracadutista arrivato su Campo Imperatore, che vede Mussolini alla finestra e gli urla: "Duce, metti dentro la testa".

 

"Questo  film — continua Toncelli — vuole porre delle domande che ancora il nostro paese, dopo tutti questi anni, non si è voluto porre. Almeno non fino in fondo". E il primo quesito, secondo il regista, è proprio questo: "Che cosa sarebbe successo in Italia, se il Duce non fosse stato liberato?". E poi, "la Repubblica di Salò sarebbe stata la stessa, senza Mussolini?". La risposta Toncelli non vuole darla, ma se c’è una tesi in Liberate il duce! "è proprio questa: l’Italia forse sarebbe stata diversa, e non ci sarebbe stato probabilmente bisogno di quasi due anni di guerra civile, se in quei giorni fosse stata presa su Mussolini una decisione definitiva". Così invece non è stato, "e per l’Italia si è aperto uno dei periodi più sanguinosi e sofferenti della sua storia".



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