L’Aquila vola solitaria, le cornacchie volano in gruppo

- di Stefano Leone - Per tutti, (tutti quelli che c’erano ma sfuggiti alla mia attenzione), l’immagine di un ex giocatore neroverde, ora negli organismi federali, mentre si intrattiene a colloquio con il Presidente della Rugby Sambuceto. L’immagine, ripresa personalmente, è di sabato ultimo scorso, 7 febbraio 2015, nella zona “Terzo Tempo”, prima della partita del 6 Nazioni 2015, Italia vs Irlanda, allo Stadio Olimpico di Roma. L’occasione, offerta dal prestigioso evento sportivo, è stata caratterizzata da una “presenza aquilana” di autentica sottolineatura. Dentro il campo e fuori l’Olimpico. Questo mi ha permesso di riflettere su un dibattito sviluppatosi negli ultimi giorni. Dunque, questo Italia Irlanda ha respirato profondamente il profumo di una città, si in sofferenza, ma comunque viva e partecipe. A dispetto di qualche farneticante gracchiare di cornacchie solitarie, (che hanno etichettato L’Aquila come “città zavorra”), novelle ambasciatrici del campanilismo che, forse per uscire dal dimenticatoio e sentitesi isolate dallo stormo, hanno cercato una botta di presenzialismo come a voler dire: ci siamo ancora, non vi dimenticate di noi.  Roma Capitale, dunque, sabato scorso è stata “aquilanamente” rappresentata con presenze che, fra passato e presente, danno onore e gloria alla “città zavorra”, sia in campo nazionale che internazionale. L’Aquila, (e dunque l’Abruzzo), era presente in campo, li dove fanfara e inni nazionali hanno fatto accapponare la pelle. In campo, in maglia azzurra, l’aquilano Andrea Masi e il capitano azzurro Sergio Parisse che, pur se nato in Argentina, suo padre è quel Sergio Parisse ex rugbyman neroverde aquilano purosangue. Poi il team manager Luigi Troiani al quale la Federugby ha affidato l’operatività organizzativa e manageriale della Nazionale maggiore. Poi, fuori dal campo, appunto, Maurizio Zaffiri, (nelle foto), Serafino Ghizzoni, Marco Molina per citare coloro i quali abbiamo visto personalmente. Insomma, per essere una “città zavorra” sarei portato a dire che alla fine, tutto sommato, zavorre di questo tipo possono assolutamente essere espressione di una L’Aquila che esprime orgoglio e capacità abruzzese, pur consci che stiamo parlando “solo” di sport. Altri non so se possono definirsi altrettanto.



 



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