Balconi Progetto CASE, non c’è stato il collasso - Solaio deformato dopo le prove di carico

Avviata la fase più importante dei test di resistenza degli edifici del Piano Case disposti nell’ambito dell’inchiesta aperta dopo il crollo di un balcone in un edificio nella piastra 19 a Cese di Preturo. Ieri mattina, pertanto, sono state fatte le prove di carico di un solaio e un balcone di un edificio di quel complesso, in via Volontè. Il responso è quantomai parziale ma comunque la prova statica di balcone e solaio è stata superata visto che hanno retto alle sollecitazioni: il crollo vero e proprio, dunque, non c’è stato. Questo, però, non vuol dire, come hanno tenuto a precisare gli esperti, che il palazzo sia stato fatto a regola d’arte. Anzi, va detto che il solaio si è deformato e ha avuto una curvatura del doppio rispetto a quella consentita. Il balcone, invece, ha avuto una flessione di circa 3 millimetri: ma è apparso evidente come quelle cinque tavole di legno sistemate alla meglio non offrano alcuna sicurezza. E, a detta dei forestali, quel balcone dove sono stati fatti i test è tra i meno peggiori. Figuriamoci gli altri. Le prove, effettuate dalla Forestale, sono state svolte posizionando una vasca di gomma gonfiabile nell’appartamento e due grossi contenitori sul balcone, riempiti con un’autoclave, usati per ottenere il peso necessario alla prova. Solaio e balcone sono stati sottoposti a un peso di 400 kg per metro quadro. «Abbiamo simulato», ha spiegato uno dei consulenti, il professor Bernardino Chiaia, «con il carico di acqua i pesi che, secondo norma, una tale struttura deve sostenere. Solo dopo che avremo questi e altri dati potremo fare una relazione esatta sulla reale situazione». Oggi, sempre di mattina, saranno effettuati prelievi e campionamenti dei materiali da parte di esperti del Cnr. Inoltre verranno fatte le stesse prove di carico su un balcone «gemello» a quello caduto e che si trovano a poche decine di metri di distanza. «A occhio nudo si possono già vedere i segni di usura sui materiali, ma tutto quello che riguarda le tipologie costruttive sarà oggetto di ulteriori verifiche. Per due giorni ci concentriamo sulla tenuta di carico degli edifici della piastra 19». Questo il commento di Antonio Renato Rampini, responsabile del nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale (Nipaf) della Forestale dell’Aquila. L’obiettivo è verificare se ci possano essere eventuali pericoli negli altri 493 alloggi abitati, disseminati in 5 insediamenti costruiti dopo il terremoto del 6 aprile 2009 e dove, per prevenire rischi, sono stati sequestrati 800 balconi. All’operazione hanno partecipato una decina di forestali del Nipaf e i consulenti della Procura: l’architetto Carlo Maria Perotti e l’ingegnere Umberto Scalzotto, entrambi di Torino, con gli ausiliari Bernardino Chiaia, ordinario di Scienze delle costruzioni al Politecnico di Torino, e il geometra Claudio Di Natale. Sul posto, nella tarda mattinata, anche il pubblico ministero titolare dell’inchiesta, Roberta D'Avolio, la quale già da tempo ha iscritto 39 persone nel registro degli indagati ma solo tra un mese, quando ci sarà una prima relazione dei consulenti del pm, saranno recapitate loro le informazioni di garanzia. I reati contestati sono crollo colposo, truffa, frode nelle pubbliche forniture, falso. I fatti risalgono al 2009 e per questo gli investigatori sanno di dove fare presto per non incorrere nello spauracchio rappresentato dalla prescrizione. I test si svolgono anche alla presenza di consulenti dell’Ateneo aquilano. Le indagini, comunque, non sono finite, nel senso che solo pochi giorni fa ci sono state delle acquisizioni di alcuni documenti da parte della Forestale nella sede della Protezione civile.
- da Il Centro -
 



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