L'ABRUZZO E IL CRIMINE ORGANIZZATO. LE INFILTRAZIONI PERICOLOSE POST -TERREMOTO

 Gli appalti saranno monitorati con la massima attenzione ,per evitare ulteriori e devastanti infiltrazioni criminali nella ricostruzione post-terremoto.A L’Aquila il nuovo presidente,Bruno Mollica,ha parlato chiaro all’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tar.”Ho scoperto una città purtroppo martoriata , ma ho anche appreso che nella grande torta degli appalti pubblici e privati si sono infiltrate associazioni di stampo mafioso. Posso assicurare che nella mia attività istituzionale in ordine alle controversie di appalti sarà posta particolare attenzione a ogni elemento risultante dalle carte che possa dare adito a dubbi sulla presenza di coinvolgimenti di natura corruttiva”.E per questo ha promesso , come sottolinea il Centro di domenica, che  gli atti che risulteranno essere di interesse investigativo saranno inviati alla Procura “e, ove occorra, all’Autorità nazionale anticorruzione”.  C’è da dire che anche  in occasione dell'inaugurazione dell'Anno giudiziario 2015, il presidente della Corte d'Appello dell'Aquila, Stefano Schirò , ha evidenziato la  crescita delle infiltrazioni criminali dalla Sicilia, dalla Campania e dalla Calabria. Organizzazioni “interessate” alle attività economiche nell'intera regione, ma soprattutto “concentrate”   sulla ricostruzione nell'Aquilano e sul traffico di droga nelle Province di Teramo e Chieti. E inquietanti notizie sono emerse pure dall’ultima  relazione  della Direzione distrettuale antimafia.”Dieci pentiti- ha scritto giovedì scorso il Centro - rivelano il quadro delle infiltrazioni della malavita organizzata all’Aquila e nel suo circondario. Cosa nostra, camorra e ’ndrangheta hanno ampliato il loro raggio d’azione dalla costa al capoluogo di regione, “con particolare riferimento alla ricostruzione post-terremoto”. La situazione è giunta ad un  livello molto preoccupante .I cittadini onesti hanno bisogno di certezze. I fatti parlano chiaramente .Il territorio in passato non è stato sufficientemente  salvaguardato dalle incursioni pericolose delle fameliche  associazioni mafiose ,pronte a tuffarsi a capofitto dove si possono realizzare con facilità  loschi affari.

 Potentissime organizzazioni oggi minacciano il corretto sviluppo economico e sociale dell’Abruzzo. Eppure in anni lontani  i giornalisti coraggiosi che  denunciavano le prime  “presenze inquietanti” venivano criticati da chi difendeva ad oltranza l’”isola felice”, che non c’era più:” Allarmisti che fanno male all’Abruzzo, dicono  che c’è la mafia per vendere qualche copia in più”. Le critiche alla stampa trovavano riscontro  anche negli atti della Commissione parlamentare d'inchiesta guidata dal sen.Smuraglia  “sul fenomeno della mafia e sulle associazioni criminali similari”, che  era stata in Abruzzo  il 15 e il 16 ottobre 1993 . Una visita non senza polemiche.I  rappresentanti delle associazioni degli industriali, dei commercianti e degli artigiani quasi unanimemente esprimevano il timore che “la stessa visita della Commissione potesse gettare ombre sulla realtà di una regione che doveva considerarsi immune da fenomeni di criminalità organizzata, un timore esplicitato in precedenza attraverso la stampa, quando si era avuta notizia della prossima visita della Commissione in Abruzzo”.

  La relazione della Commissione antimafia  evidenziava  il comportamento omertoso  che si stava manifestando anche in Abruzzo.Leggiamo:”I timori espressi dal mondo imprenditoriale e commerciale abruzzese  rivelano non tanto una scarsa consapevolezza del pericolo reale di una penetrazione della criminalità organizzata nella regione, quanto una ferma determinazione a ignorarlo, a fuggire dalla realtà, mentre ci dovrebbe essere una concorde volontà di conoscerlo per meglio prevenirlo e, in molte aree ormai, di combatterlo. In relazione alla potenziale reattività degli abruzzesi di fronte a vicende di criminalità, è emersa, come dato costante delle riflessioni dei rappresentanti della magistratura, una diffusa omertà. Questo fenomeno, che si riteneva proprio di altre regioni meridionali, sembra essere entrato a far parte degli atteggiamenti correnti della popolazione abruzzese, e ciò non può non destare allarme nella Commissione, dato che la prima barriera contro ogni forma di criminalità deve essere eretta dai cittadini e non può essere delegata interamente agli apparati repressivi dello Stato”.

     La malapianta andava estirpata allora .Non c’era ancora un forte radicamento .Si poteva perciò evitare il precipitare della situazione. E invece si è per troppo tempo e colpevolmente minimizzato. A volte anche da parte di autorevoli esponenti  della magistratura aquilana ,che avevano  negato   il   “pericolo mafia”  denunciato negli anni Novanta dal sen.Smuraglia  e     successivamente anche dall’ex Presidente dell’Antimafia,Francesco Forgione .  Infiltrazioni sottovalutate. E questo mentre   cresceva l’  “attenzione” da parte dei clan più potenti.Hanno allargato il controllo del territorio.Sono cresciuti gli “appetiti” di  camorra,sacra corona,’ndrangheta,mafia  e  casalesi. Infiltrazioni criminali nell’economia legale .Secondo i dati  emersi dalla relazione della Direzione investigativa antimafia a livello centrale  “in Abruzzo, nel primo semestre del 2014 – scrive sempre il Centro-, sono stati denunciati sette episodi di reato legati al riciclaggio di denaro, con reinvestimento dei proventi che derivano da attività criminali “.L’Abruzzo non deve  concedere ulteriore spazio al crimine organizzato.Deve reagire compatto. Denunciare .Non è una regione omertosa.Riconquistare tutti gli spazi illegalmente occupati dai clan e  dalle cricche politico - mafiose. Subito. Senza ambiguità.

 Domenico Logozzo


 



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