Paganica, le feste fra passato e futuro fede e tradizione

- di Raffaele Alloggia* -  Il solito tempo irrequieto di primavera ci ricorda che la Pasqua è vicina e con essa a Paganica ritornano le Feste patronali dei protettori San Giustino e la Madonna D’Appari. Sembra ormai entrato a regime la regola che i paganichesi si sono imposti dopo il 2012 (forse l’unico anno nell’antica storia del paese in cui le feste Patronali furono soltanto religiose) quando venne fuori una norma non scritta ma suggerita dal buon senso, in base alla quale tutti i cittadini di ambo i sessi che compiono i 50 anni entro l’anno in corso, sono chiamati ad aiutare il Parroco a reperire le risorse per poter organizzare una festa “completa” della quale tanto bisogno c’è dopo il 6 aprile del 2009. E’ interessante come nel passato, fino alla metà del secolo scorso, fosse così forte l’attaccamento a questa tradizione religiosa, che si iniziava la “cerca” o questua, già dal mese di maggio dell’anno prima quando si falciavano i prati. Difatti così leggiamo nel Libro mastro del 1600 della Parrocchia: «Devono dare per tanto fieno fatto per cerca nelle prata per carlini quindici, devono dare nove some de grano sconcio fattosi per la cerca per la terra e per l’ari, carlini dodici per ritratti di trecento ova , nove carlini ritratti di tre canne di panno intrato alla Madonna, cinque ducati intrati per quattro barili di mosto, carlini tre tanti ritratti di tre centinaia di agli, devono dare ducati quattro tanti ritratti dalla cerca per la zafferana». L’offerta dello zafferano è indice del fatto che nel nostro territorio da sempre “l’oro rosso” è stato coltivato tanto che in uno studio dettagliato e meticoloso realizzato nel 1880 dal dottor Giuseppe Piccioli di Navelli è scritto che ben 63 ettari di terreno nel comune di Paganica erano adibiti a questa coltura, con una produzione di 777 chilogrammi, quantità maggiore a tutti i comuni della provincia dell’Aquila, ivi compresi alcuni comuni della Marsica e della Valle Peligna. Insomma le feste Patronali sono risultate più forti della tragedia del terremoto dell’aprile 2009: in quell’anno ad appena una settimana dal sisma, quando già tutto era pronto per la festa con le luminarie appese nelle vie del paese, se pur sconvolti dall’evento, i paganichesi reagirono e la processione non potendo passare per il centro storico inagibile, si snodò tra le quattro tendopoli allestite dalla protezione civile tra la commozione di tutti. Quest’anno nel giorno dedicato al nostro patrono San Giustino, ricorre il sesto anniversario che sconvolse il nostro territorio. Qualcosa è stato fatto relativamente alla ricostruzione, ma molto c’è ancora da fare in particolare per chi abitava nel centro storico. Anche quest’anno e chissà ancora per quanti anni la processione non passerà in quel percorso che abbracciava tutto il paese, dove il suono della banda si infilava nei vicoli e dalle finestre danzavano petali di rosa sopra le statue dei Santi, per poi sostare in quella piazza che in questi ultimi anni è stata luogo di incontro e dibattito, con eventi particolari e giornate culturali come il “Natale in Piazza”, un modo di protestare educato, mirato alla riconquista di quei luoghi. Neanche la secolare esposizione delle reliquie dalla bellissima balconata in ferro battuto della seicentesca chiesa parrocchiale sarà possibile riproporre, eppure nel giorno dell’Epifania 2010, il Vescovo durante la messa annunciò che erano disponibili le risorse dell’otto per mille per riparare la chiesa! Mentre nulla è stato fatto dopo 6 anni per la “ricostruzione sociale” a Paganica, in particolare per i giovani. Ma si va avanti e grazie ai “giovani del 65” in collaborazione con il parroco Don Dionisio, è stato preparato un programma sia religioso che civile di tutto rispetto. Le feste di Pasqua 2015, saranno all’altezza dell’antica tradizione. *cultore di storia locale

 



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