La chiesetta della Madonna d’Appari (by Cifone)

A circa 12 chilometri dall’Aquila, nella vallata del Gran Sasso dove un grande macigno sbarrava l’antico lago pleistocenico di Assergi,il deflusso delle acque tra scogli e massi aprì un varco appena sufficiente a lasciar passare un uomo con la sua cavalcatura.
Si racconta ancora che i carri venivano scaricati prima del passo per essere ricomposti dopo, vista la difficoltà del passaggio
Sul posto, per scongiurare cattivi incontri e invocare la celeste protezione, un ignoto artista dipinse, su un lastrone, la figura in stile bizantino del Cristo con il Vangelo aperto dalle cui pagine si legge:
Io sono la luce del mondo: chi mi segue non cammina nelle tenebre.
Intorno al XIII secolo, Maddalena Chiaravalle, mentre pascolava il gregge, ebbe una divina apparizione: la Vergine Addolorata con in grembo il Cristo Morto.
A celebrazione dell’avvenimento la popolazione di Paganica costruì sul luogo un edicola incastrata nel masso addossandovi, poi, un tempietto con annesso ricovero.
Nel 1519 si aprì la porta verso il fiume Raiale; nell’anno 1532 ” a dì 8 ienaru ” fu aperta la finestra con grata di protezione in corrispondenza dell’icona interna della Madonna, mentre nel 1559 si ampliò il corpo centrale della chiesa dove la sera, talvolta, riparavano i pellegrini accanto all’ingresso principale.
Sulle pietre del campanile vennero scolpiti due feticci e delle mani aperte a scongiuro del male.
La chiesa è di stile romanico, incastonata in un severo scenario montano; nell’interno, con due archi a tutto sesto, si presentano interessanti affreschi: nel presbiterio la “Passione e morte di Cristo”; nelle volte della corsia centrale e sulle pareti episodi e personaggi del Vecchio e Nuovo Testamento.
All’esterno, ben conservati, sono i dipinti delle lunette dei portali con figure nei costumi dell’epoca.
In generale gli artisti sono ignoti.
Ancora nell’interno, importante è il quadro di Pompeo Mausonio, “Madonna del SS.mo Rosario con i 15 Misteri”, del 1596, di buona fattura sono gli affreschi di S. Rocco, S. Sebastiano, S. Giovanni Battista, di S. Antonio da Padova sul relativo altare e quindi L’Eucarestia e L’Orazione nell’Orto.
Intanto la chiesetta tra i monti era ed è ancora meta continua di turisti e pellegrini richiamati da fatti e avvenimenti eccezionali, da ultimo, quello delle bombe inesplose nel bombardamento alleato effettuato nel 1944 sulla zona.
I fedeli, sovente, percorrevano scalzi e oranti la vallata d’Appari: dal sagrato del tempio all’altare molti scioglievano un voto, trascinandosi, anche ginocchioni, sul pavimento appena sgrossato sulla viva roccia da dove emergevano spuntoni, duri come acciaio.
Qui venivano gli emigranti prima di lasciare il pae-sello montano, qui i miracolati lasciavano e lasciano doni votivi, stampelle, fucili inservibili, quadri narranti tragici episodi che parlano tutti di Fede semplice, dei bisogni e desideri relegati nel fondo dell’animo.
E’ la religiosità popolare che il martedì di Pasqua, il giorno della “Festa Grande”, diventava e diventa ancora appariscente con la Processione.

Riferimenti: Gite sul Gran Sasso


 



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