San Franco, la storia di un santo molto amato

 

 

 

- di Fulgenzio Ciccozzi - Il 5 giugno di un imprecisato anno del XIII secolo, Franco, l’umile eremita amico dei pastori e delle fiere, lasciò le aspre terre d’Abruzzo per ricongiungersi a Colui che tanto aveva amato e al quale si era quotidianamente rivolto con preghiere e azioni che lo resero il saggio uomo cercato e amato da tutti. Il Santo visse la sua fanciullezza e la sua adolescenza nel natio Roio. Poi, divenuto monaco all’Abbazia di San Giovanni di Lucoli, dopo circa venti anni di vita conventuale, scelse di ossequiare il Signore facendo voto di completa povertà ritirandosi sui monti del Gran Sasso, nella terra di Assergi. San Franco con i suoi insegnamenti ci ha lasciato un messaggio chiaro e forte che fa dell’amore e del rispetto verso Dio e il mondo che ci circonda il cardine della sua dottrina. Non è errato definire San Franco pastore di uomini e difensore della natura. Un territorio selvaggio e a volte violento, quello dell’Abruzzo montano dell’epoca, spesso avaro con le comunità che lo abitavano, con le quali di sovente entrava in conflitto. L’asceta, attraverso i suoi miracoli e i suoi insegnamenti, invitava a guardare quel mondo con una diversa sensibilità, proiettata alla conoscenza, al rispetto e alla convivenza. Se vogliamo, fu in un certo qual modo il precursore del francescanesimo, anche se il poverello d’Assisi manifestò il suo “inno alla vita e alla fratellanza”, diversamente da Franco, in forma comunitaria, a tratti poetica, e che trovò il suo epilogo letterario nel Cantico delle creature.



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