Un atto politico di Comune e Regione per sbloccare le Fontari...

 

 

 

 

- da NewsTown - Servirà un vero e proprio miracolo, al Centro Turistico del Gran Sasso, per assicurare l'apertura degli impianti in vista della prossima stagione invernale.

Né Massimo Cialente né il presidente del CTGS Umberto Beomonte Zobel hanno dato una risposta chiara e inequivocabile alle domande poste da Ettore Di Cesare e da altri consiglieri comunali nella seduta della V commissione (Garanzia e Controllo) convocata proprio per discutere del problema del futuro del Gran Sasso.

Oltre a Cialente e a Zobel, in commissione sono stati ascoltati anche il presidente del PNGML Arturo Diaconale e la dirigente del Comune dell'Aquila Paola Giuliani.

Il nodo da sciogliere rimane quello dell'approvazione del progetto di sostituzione della vecchia seggiovia delle Fontari. Un'opera da 6 milioni di euro, che ha ricevuto il parere favorevole del consiglio direttivo del Parco ma non quello dell'ufficio tecnico dello stesso ente e che ancora deve essere sottoposto a Via (Valutazione di impatto ambientale) e Vinca (Valutazione di incidenza ambientale), due pronunciamenti che spettano, rispettivamente, a Regione e Comune.

“Sono del parere che la questione a questo punto sia prettamente politica” ha detto Arturo Diaconale, in scadenza di mandato “Comune e Regione dovrebbero esprimere, in nome dell'interesse pubblico, un parere che superi quello dell'ufficio tecnico del Parco”.

Diaconale, in altri termini, chiede a Regione e Comune un atto di imperio in grado di sbloccare definitivamente l'attuale impasse. Un procedimento che, tuttavia, avrebbe tutta l'aria di una forzatura giuridico-amministrativa e che esporrebbe sia il Comune che la Regione, come ha fatto notare il consigliere di Sel Giustino Masciocco, al rischio di subire una condanna dell'Unione europea per il mancato rispetto della legge 394 del 1991, la legge quadro delle aree protette.

Il risultato di questa palude è che, a sei mesi dall'inizio dell'inverno, né imprenditori e albergatori né i turisti sanno se l'anno prossimo sul Gran Sasso si potrà sciare o meno, visto che, qualora il progetto di sostituzione delle Fontari non dovesse essere approvato, sarebbe impossibile andare avanti con il vecchio impianto, usurato e pericoloso per la sicurezza e l'incolumità degli sciatori.

Zobel ha tentato di dare delle rassicurazioni, ricordando che i tempi di consegna dei lavori previsti dal bando sono di 4 mesi e mezzo e citando anche il precedente della seggiovia della Scindarella, per la cui sostituzione i lavori iniziarono intorno al 20 di agosto e vennero completati in tempo per l'inizio della stagione sciistica.

In altri termini, ha fatto intendere Zobel, se nel giro di pochi giorni arrivasse il doppio via libera di Comune e Regione, i lavori potrebbero anche iniziare ed essere miracolosamente portati a termine entro dicembre. Ma il punto è proprio questo: è realistico pensare che in un lasso di tempo così breve si sbloccheranno situazioni ferme da mesi, se non anni? Senza contare che dall'apertura delle buste deve, per legge, passare un mese per l'affidamento definitivo dell'appalto. Un bando che non prevede esplicitamente nemmeno lo smantellamento del vecchio impianto.

I ritardi e i continui rinvii hanno creato una matassa critica talmente aggrovigliata che qualcuno, come l'ingegner Marco Cordeschi, direttore dell'area tecnica del CTGS, è arrivato ad auspicare, tempo fa, la cancellazione della prossima stagione: meglio chiudere, è stato il ragionamento di Cordeschi, e riazzerare tutto piuttosto che continuare a fare brutte figure.

Il problema è che uno scenario del genere avrebbe delle conseguenze catastrofiche, in primis quella del fallimento del CTGS (i cui bilanci sono tecnicamente già quelli di un ente in default), che manderebbe all'aria anche il progetto di privatizzazione concordato tra Comune e Invitalia, dove sono in ballo 40 milioni di euro di investimenti pubblici e 12 di investimenti privati.

Cifre in ragione delle quali Ettore di Cesare ha chiesto che il piano venga discusso ed eventualmente emendato in consiglio comunale.




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