Nel cantiere più grande d'Europa, gli edili senza lavoro, sciopero alla rovescia alla De Amicis

 La scuola De Amicis sarà ricostruita anche grazie al contributo di 1,5 milioni di euro che sono stati raccolti dopo il sisma grazie al concerto organizzato dalle “Amiche per l’Abruzzo”, le cantanti Laura Pausini, Fiorella Mannoia, Elisa, Gianna Nannini e Giorgia, che in più occasioni si sono interessate della situazione, sollecitando l’avvio del cantiere. Una parte dei proventi del concerto era stata destinata al Centro Polifunzionale di Camarda che si sta avviando alla conclusione dei lavori. La storica scuola elementare De Amicis, stretta in una morsa di ferro dal 2009, è stata teatro di un antico strumento di lotta sindacale, inventato negli anni ’50 dalla Cgil di Giuseppe Di Vittorio, che lanciò il suo Piano del lavoro contro la disoccupazione dilagante che aveva coinvolto migliaia di disoccupati in tutto il Paese. Si tratta del cosiddetto “sciopero alla rovescia”, programmato dagli edili della Cgil abruzzese all’Aquila «per chiedere di riaprire tutti i cantieri» a partire da quelli sulla ricostruzione post-terremoto. Lavoratori e disoccupati del settore si sono dati appuntamento ieri mattina, a partire dalle 10, all’interno del cantiere pubblico fermo, nel cuore del centro storico, e si sono rimboccati le maniche per ripulirlo e prepararlo alla fatidica data della partenza dei lavori. «Gli interventi prenderanno il via entro l’estate», ha anticipato nelle scorse settimane l’assessore Pietro Di Stefano, «e l’immobile tornerà a ospitare la storica scuola elementare». L’edificio, che sorge a fianco alla basilica di San Bernardino ristrutturata e riaperta al pubblico il 2 maggio scorso, risale al Quattrocento: il vecchio ospedale di San Giovanni da Capestrano che fu poi adibito a scuola elementare. La Cgil sta portando avanti lo “sciopero alla rovescia” in tutta Italia: «A distanza di sessant’anni, gli edili della Cgil hanno ripreso quell’antica forma di lotta», ha spiegato Silvio Amicucci, segretario generale Fillea Abruzzo, «ripulendo in varie regioni scuole, centri sociali, giardini e bagni pubblici, strade dissestate. In Abruzzo si tratta di un gesto simbolico per chiedere al governo e alle istituzioni locali di far ripartire subito tutti i cantieri della nostra regione, passando finalmente dalle promesse ai fatti». La situazione descritta da Amicucci è allarmante: «Il nostro territorio e i lavoratori edili hanno bisogno di fatti. A chi dice che l’economia sta ripartendo, rispondo che vorrei crederci, ma la realtà è molto diversa». Dai dati emerge che tra ottobre 2013 e marzo 2015 sono stati persi in edilizia altri 2400 posti di lavoro, quasi il 19% degli addetti, con una riduzione delle ore lavorate del 38,5% e della massa salari (gli stipendi pagati) del 37,7%. «I numeri sono persone, sono salari, sono lavoro che non c’è più», ha aggiunto Amicucci, «anche se in realtà il lavoro in Abruzzo ci sarebbe. Un esempio su tutti: oltre ai fondi per la ricostruzione post- terremoto, la nostra regione ha a disposizione 980 milioni di euro per infrastrutture, che però non si riescono ad appaltare. Solo questo darebbe lavoro a 4000 edili. L’Abruzzo ha bisogno di completare le opere di ricostruzione all’Aquila e nel cratere, ha la necessità di ammodernare le sue infrastrutture e ha bisogno di lavoro regolare e sicuro, di procedure legali e trasparenti, di mettere fuori dal sistema illegalità, corruzione, malaffare».


 



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