Affollata assemblea sulle prospettive turistiche del Gran Sasso

 

 

 

 

«Vogliamo condannare il Gran Sasso e quindi tutto il territorio? Oppure vogliamo cogliere l’occasione unica che abbiamo tra le mani?». Si scalda, il vicepresidente della Regione Giovanni Lolli. Parla alla platea, ma guarda in particolare la prima fila, dove siede Paolo Costanzi, del consiglio direttivo del Parco Gran Sasso Laga. Sul palco dell’auditorium sono in due: Lolli e accanto il sindaco Massimo Cialente. La sala è affollata ed attenta. I due “paladini” della montagna aquilana elencano progetti e fanno i conti: ci sono 40 milioni da investire, iniziative già messe in campo, come il primo distretto turistico della montagna e il grande progetto Ape, (Appennino parco d’Europa), e altre che potrebbero vedere presto la luce. Una, ambiziosa, è il riconoscimento del Gran Sasso, da parte dell’Unesco, come patrimonio naturale dell’umanità: «Si può fare», incalza il sindaco, «e ci stiamo già muovendo. Dai primi contatti sappiamo di avere tutte le carte in regole. Noi ci crediamo». Dall’assemblea pubblica voluta da Cialente e Lolli per discutere sul futuro della montagna aquilana arriva un’altra novità: il Comune sta per rilasciare la Valutazione d’incidenza ambientale, uno dei pareri mancanti per la realizzazione della nuova seggiovia delle Fontari. Poi mancherebbe solo la Via, la valutazione d’impatto ambientale che spetta alla Regione. E lo scoglio più duro: l’ok all’opera dell’ufficio tecnico del Parco. L’ultimo ostacolo, in ordine di tempo, apparso sulla strada del rilancio del Gran Sasso, che si sta tracciando, a fatica, ormai da anni. Dopo gli interventi appassionati di Lolli e Cialente a difesa del progetto, e il rinnovo del grido d’allarme (“senza nuovi impianti la stazione sciistica chiude e il Gran Sasso muore”), tocca al rappresentante del Parco, che conferma quanto anticipato al Centro dal presidente Arturo Diaconale: «Abbiamo riaperto il tavolo tecnico», dice Costanzi, «per valutare e discutere misure compensative, rispetto al parere negativo che è stato espresso nei confronti del progetto di sostituzione delle Fontari. Credo che il dialogo e il confronto siano fondamentali. E magari si potevano avviare prima di confezionare il progetto. Mi auguro che tra i milioni annunciati, ci siano soldi anche da destinare ai miglioramenti ambientali. E va assolutamente evitata l’idea del referendum per uscire dal Parco. Lo statuto dell’ente ha due articoli: uno riguarda la conservazione, l’altro lo sviluppo. In questa vicenda si tratta di unirli sapientemente». Una risposta che sembra placare gli animi: il sindaco e il vicepresidente della Regione si scambiano uno sguardo d’intesa e danno il via al dibattito in sala, coinvolgendo sindaci, associazioni di categoria, operatori del turismo. «La nostra è una battaglia culturale», sottolineano, «e vogliamo ragionare su tutto e con tutti, ma anche spiegare alla città la posta in gioco. Ora ci sono le condizioni per il grande salto della nostra montagna. Abbiamo tenuto in sospeso, ma verrà pubblicato a giorni, il bando per la privatizzazione del Centro turistico del Gran Sasso predisposto da Invitalia. C’è già interesse da parte degli imprenditori. Anche noi difendiamo uno sviluppo ecosostenibile, sul modello dei parchi europei, che sono tutti antropizzati. Ce lo suggerisce anche Federparchi nazionale. Non c’è più tempo da perdere». Il sindaco chiude mettendo una pulce nell’orecchio ai presenti: «Ma tutte queste polemiche stanno forse aiutando la concorrenza? Un Campo Imperatore “forte” può dare fastidio a qualcuno?»

- da Il Centro -

 



Condividi

    



Commenta L'Articolo