L'Ordine degli architetti: va ritirato il bando sui sentieri del Parco Gran Sasso

 

 

 

L’Ordine degli architetti scende in campo contro l’avviso pubblico dell’ente parco Gran Sasso-Monti della Laga, per «l’individuazione di operatori economici da invitare alla procedura negoziata per la redazione del progetto definitivo dei lavori di sistemazione e valorizzazione di parte della rete sentieristica». E chiede l'immediato ritiro del bando, emanato il 28 luglio scorso e scaduto ieri. In particolare, vengono contestati i parametri presi come riferimento nell’avviso, a partire dalla lunghezza dei sentieri: 1943 chilometri. L’importo a base d’asta è di 20mila euro ovvero 10,29 euro a chilometro, mentre i tempi di espletamento del servizio vengono individuati in venti giorni consecutivi. «Nel consiglio del 5 agosto scorso», afferma Gianlorenzo Conti, presidente dell’Ordine degli architetti della provincia dell’Aquila, che ha inoltrato una segnalazione di criticità all’ente parco Gran Sasso- Monti della Laga, all’Autorità nazionale anticorruzione, al Consiglio nazionale degli architetti, all’Ordine provinciale degli ingegneri e al presidente del consiglio di disciplina del suo stesso Ordine, «abbiamo preso atto dell’avviso pubblicato dal Parco il 28 luglio scorso. Il bando è palesemente ridicolo e offensivo per le categorie professionali, in quanto l’importo a base di gara non può consentire l’elaborazione di un progetto di 121 sentieri e 1.943 chilometri. Venti giorni consecutivi per l’elaborazione sono, in realtà, 15 giorni di lavoro, il che corrisponde alla progettazione di 8 sentieri al giorno per 130 chilometri. La sola percorrenza di tali sentieri», evidenzia Conti, «nei tempi e nei modi richiesti, non sarebbe possibile neppure con l’elicottero. Inoltre, la percorribilità di alcuni sentieri risulta molto pericolosa anche per gli scalatori, in quanto comprende la direttissima vetta occidentale del Corno Grande». Motivazioni, queste, che sono alla base della diffida dell’Ordine degli architetti che chiede il ritiro del bando «sia per l’inadeguatezza dello stesso, sia perché, così come blindato, può far presupporre già l’esistenza del progetto messo a gara». In caso di diniego da parte dell’Ente parco, gli architetti sono fermamente decisi a ricorrere alle vie legali


 



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