Centro turistico, in bilico 150 posti

(Da Il Centro) - A rischio altri 150 posti di lavoro. Personale che ruota intorno all’indotto del Gran Sasso: alberghi, bar e strutture ricettive posizionati alla base della funivia. A fare la conta dei danni è l’Ugl, che prospetta un quadro allarmante.
 «La mancata apertura della stagione invernale di Campo Imperatore», spiega Piero Peretti, segretario regionale Ugl, «produrrà pesanti risvolti negativi sul piano economico e occupazionale, soprattutto per gli operatori stagionali del settore turistico». Se per i 38 dipendenti del Centro turistico del Gran Sasso è stata trovata una soluzione, seppur transitoria, più nebuloso si prospetta il futuro dei lavoratori con contratti a termine, l’indotto legato al turismo del circo bianco.
 «Tredici dei 38 dipendenti del Centro turistico», aggiunge Peretti, «sono transitati volontariamente all’Asm per lo smaltimento delle macerie. Altri 6 lavoratori, per i quali di recente abbiamo sottoscritto un accordo, firmeranno a breve il contratto per 6 mesi con l’Asm. Stesso iter per i 5 stagionali. Restano fuori 19 tra amministrativi e manutentori degli impianti». La funivia del Gran Sasso è ferma dal 25 aprile di quest’anno, per lavori di manutenzione che ancora non prendono il via.
 «Un ritardo che mette a rischio la prossima stagione invernale», avverte Peretti, che fa appello al presidente del Centro turistico, Vittorio Miconi e al Comune dell’Aquila: «accantonato momentaneamente il problema del personale dipendente del Ctgs, che verrà almeno in parte impegnato in altre mansioni all’interno dell’Asm, resta l’incognita degli stagionali e dell’indotto che fa riferimento al Gran Sasso, oltre 150 persone impiegate con contratti a termine nelle strutture ricettive della zona: bar, ristoranti, ostelli, centro ricreativi».
 Un giro di affari consistente, con un buon ritorno in termini occupazionali. «L’Aquila», sottolinea il segretario regionale dell’Ugl, «non può permettersi la perdita di altri 150 posti di lavoro, in un settore che dovrebbe essere trainante, come quello turistico. Non ci sono più fabbriche, i grandi gruppi industriali vanno via. Apre solo qualche call-center, che non ha i numeri per assorbire l’emergenza occupazionale. Facciamo appello al Comune perché sciolga subito il nodo del nuovo assetto del Centro turistico dando seguito al progetto di privatizzazione avviato due anni fa e rimasto sulla carta».


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