Migranti nel Piano Case: la proposta spacca la città

Migranti dalla guerra ospitati nelle case di ex migranti da un’altra guerra, quella contro il terremoto. La proposta dell’associazione pescarese “Più Abruzzo” di alloggiare i profughi nelle case post-sisma – che per gli ideatori dell’iniziativa diventano addirittura 22mila, a fronte di 4500 appartamenti dei 19 quartieri Case, la gran parte dei quali ancora occupati da sfollati, quando non sotto sequestro per i balconi pericolanti – è appena uscita e già divide la città. A due anni da una delle più grandi stragi di migranti – l’ecatombe di Lampedusa del 3 ottobre 2013 che causò 386 vittime – ricordata dall’Arci con una nota di denuncia per quello che si sarebbe potuto fare e non si è fatto, un’emergenza planetaria incessante e infinita come quella dell’emigrazione di massa dai paesi devastati da guerre e fame si vorrebbe risolvere spostando il problema un po’ più in là. E la testa dall’altra parte. Qualcuno, da qui, potrebbe ribattere: «E perché non nei Grandi alberghi vuoti di Montesilvano?». E non se ne uscirebbe. «Gli aquilani sanno bene cosa significhi perdere tutto», dice Marco Manzo, al quale è venuta l’idea. L’Aquila, in fatto di accoglienza – secondo i numeri stabiliti dal governo per una zona in ricostruzione – non è seconda a nessuno. E la sua parte la sta già facendo con la rete del volontariato laico e cattolico, dove all’ospite non si chiede la carta d’identità. La decisione su cosa sarà del Piano Case, una volta che anche l’ultimo residente sarà tornato nella sua abitazione, tuttavia, è solo e soltanto degli aquilani.
Pelini: «Siamo una comunità solidale»

Pelini: «Siamo una comunità solidale»
«Siamo pronti a fare la nostra parte e, già dal prossimo anno, a ospitare gli immigrati negli alloggi del Progetto Case e Map». L’assessore all’assistenza alla popolazione Fabio Pelini raccoglie la proposta lanciata dall’associazione “Più Abruzzo”, che ha suggerito di trasferire gli immigrati che arrivano nella regione negli alloggi del Progetto Case. «Attualmente non c’è disponibilità di alloggi», spiega Pelini, «ma già dal 2016 saremo in grado di accogliere i migranti, in una logica di città aperta e ospitale, dando un segnale concreto di comunità solidale. Certo, tutto questo va fatto in maniera programmata e regolamentata, evitando che le assegnazioni degli alloggi creino dei “quartieri-ghetto”, ma garantendo alle persone che arrivano prospettive di vita dignitosa». Pelini risponde così alle polemiche del centrodestra, che ne ha chiesto le dimissioni: «C’è chi, come me, sta dalla parte dell’accoglienza e chi, invece, vuole far sparire e affondare i barconi. Ma una comunità è tale anche se si fa carico di chi scappa dalle guerre causate, tra l’altro, dall’Occidente». Pelino ha fornito un report sugli alloggi del progetto Case e Map: «In totale sono 5.653, un patrimonio enorme. In questo momento stiamo portando avanti il bando della fragilità sociale, a cui hanno risposto 420 nuclei familiari, che hanno un reddito Isee fino a 12mila euro e ai quali assegneremo, a partire da fine anni, gli alloggi disponibili a un fitto massimo di 50 euro. Poi, abbiamo il bando riservato alle giovani coppie. Abbiamo assegnato anche 31 alloggi alle società sportive e 7 agli studenti universitari, tramite l’Adsu. L’utilizzo che ne stiamo facendo», conclude, «è quello indicato dal consiglio comunale con la delibera 172 del 2011, in base alla quale il patrimonio immobiliare che è nelle disponibilità del Comune dev’essere messo a disposizione delle categorie più deboli, in primis quelle con i redditi più bassi. Gli alloggi assegnati a questi nuclei familiari torneranno nuovamente disponibili quando verranno ristrutturate le case Ater».

Liris: «Alto il rischio di derive razziste»
L’AQUILA «Diciamo no alla trasformazione dei complessi Case e Map in campi di concentramento». Ad affermarlo è il consigliere comunale Guido Quintino Liris (Forza Italia), che aggiunge: «Se questa, come sembrerebbe dalle dichiarazioni rilasciate dall’assessore Pelini, è la posizione dell’amministrazione comunale, vuol dire che siamo nel pieno di una deriva politica da parte di una giunta che, non avendo un peso specifico in ambito regionale, lascia spazio anche a esponenti di altri territori nell’avanzare proposte, addirittura, sulla gestione del Progetto Case. Come è già noto e rilevato questa città ha già superato i parametri relativi alla presenza di stranieri, tenendo nella debita considerazione, oltretutto, che L’Aquila si trova in gravi e molteplici difficoltà a seguito del sisma. Aumentare il numero dei cittadini stranieri andrebbe a determinare tensioni, creando le condizioni per il proliferare di derive razziste che non appartengono certo alla popolazione aquilana. Chiediamo di conoscere la posizione dell’amministrazione rispetto al futuro dei complessi Case e Map e, per tale ragione, riteniamo necessario un consiglio comunale straordinario, da convocare con urgenza, dedicato a questa problematica, dato che, finora, erano state avanzate ben altre proposte, di tipo universitario e turistico, circa il futuro di questi alloggi». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Emanuele Imprudente (Noi con Salvini) che ritiene «irricevibile» la proposta e «gravissima l’apertura, in tal senso dell’assessore Pelini, del quale, pertanto, chiediamo le dimissioni, unitamente a una presa di posizione chiara del sindaco Cialente. Si tratta, infatti, di pura follia e denota una totale ignoranza rispetto alla situazione. Oggi il Progetto Case ospita ancora migliaia di cittadini aquilani in attesa, a oltre 6 anni dal sisma, di poter rientrare nelle proprie case. Quello di cui hanno bisogno i progetti Case, semmai, è una più attenta cura sia per gli edifici che per coloro che vi abitano. Gli aiuti vanno destinati agli aquilani, ancora in condizioni di drammatica difficoltà e di quotidiana emergenza».

- da Il Centro -
 



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