Spariti a Paganica i cornicioni della fontana restaurata dopo il terremoto

 

 

 

Trafugati gli stipiti risalenti all’800 di una delle storiche fontane di Paganica, popolosa frazione dell’Aquila.

Sul posto sono intervenuti i carabinieri della locale stazione, interpellati dal presidente dell’amministrazione separata dei beni di uso civico di Paganica e San Gregorio.

La storica fontana, una volta abbeveratoio, con lavatoio coperto, in località Sant’Antonio, è stata oggetto di un’efficace azione di restauro e risanamento conservativo svolto prima del terremoto del 6 aprile 2009, grazie all’azione congiunta e alla felice sinergia tra gli Usi civici, la soprintendenza dei Beni architettonici e paesaggistici per l’Abruzzo, che aveva utilizzato i fondi del ministero e curato l’intervento, e la filiale di Paganica della Banca di credito cooperativo di Roma, che aveva contribuito al restauro con una sponsorizzazione alla terza fase del restauro.

I lavori di costruzione della fontana risalgono all’800. La fonte, infatti, fu voluta dall’allora Comune di Paganica, che ritenne necessario mettere a disposizione dei cittadini un’opera che avrebbe assicurato l’acqua alla popolazione meno abbiente.

Venne completata nei primi anni del ‘900, segnando la vita di Paganica per le sue tante funzioni: abbeverare gli animali, lavare i panni, permettere l’igiene personale e l’approvvigionamento d’acqua e il ristoro durante la stagione estiva.

“L’ennesimo furto a danno di un’intera collettività - ha dichiarato in una nota il presidente degli Usi civici di Paganica e San Gregorio, Fernando Galletti - Come amministrazione rivolgiamo un appello alla comunità e invitiamo chiunque abbia visto qualcosa a denunciare tutto agli organi inquirenti”.

Galletti conclude rammaricandosi visto che “recentemente anche la città gemellata tedesca di Rottweill aveva manifestato l’interesse a provvedere al restauro della fonte, da sempre testimone dell’incessante scorrere di una comunità orgogliosamente contadina, piccolo foro di adunanze, di lavoro, di fatiche condivise”.



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