La Madonna “dormiente” di Assergi

La tradizione cristiana ci ha abituato a vedere la Vergine con il Bambino raffigurata in posizione seduta, spesso su un trono, con Gesù tra le braccia. Ma ci sono in Abruzzo due statue che la ritraggono invece in una posa davvero inusuale: sdraiata, come se stesse dormendo o riposando: una di esse si trova ad Assergi, nella chiesa di San Franco.

Assergi (AQ), chiesa di Santa Maria Assunta o San Franco, cripta, statua di Santa Caterina d'Ungheria, Madonna sdraiata

Statua di Santa Caterina d’Ungheria o Madonna “sdraiata”.

La Madonna “dormiente” di Assergi (Aq)

Sono esemplari di scultura davvero rari, poiché sembra che abbiano solo due paragoni in Italia. Ma questa apparente stranezza non fu un semplice gusto estemporaneo dell’artista che le scolpì; esse nascondono infatti una curiosa ed affascinante storia che viene dal remoto passato della Cristianità e coinvolge il teatro religioso e le sacre rappresentazioni. Altro particolare molto interessante è che entrambe queste Madonne dormienti si trovano ai piedi del Gran Sasso, per giunta nella stessa zona ma su opposti versanti, a Tossicia e Assergi.

Il piccolo centro storico, fortificato in antico, è delizioso e ben conservato, anche perchè molti dei residenti hanno costruito le nuove case nelle immediate vicinanze lasciando intatto il borgo antico.

Assergi (frazione di L'Aquila), chiesa di San Franco e piazza

Chiesa di San Franco e piazza.

 

Si sale con una stradina ripidissima e si sbuca nella piazzetta principale con la sua bella fontana e la chiesa di Santa Maria Assunta, un monumento davvero notevole per vari motivi, a cominciare dalla facciata in pietra del Quattrocento, con un grandioso portale romanico e un rosone simile a quelli di Santa Maria di Collemaggio, a L’Aquila. All’interno si ammirano vari affreschi dipinti nei secoli XV e XVI, come quello che raffigura Sant’Egidio, Sant’Antonio da Padova e Sant’Antonio abate, opera di Saturnino Gatti, il più importante pittore aquilano vissuto a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento.

A sinistra, in fondo, c’è il tabernacolo del 1502 con un affresco della Pietà e, sempre sulla sinistra, sull’altare spicca la statua quattrocentesca di San Franco di Roio, cui era dedicata anticamente la chiesa. Sulla destra è custodita un’urna che contiene le spoglie del Santo; venne cesellata nel 1481, in argento e smalti, dal celebrato orafo Giacomo di Paolo da Sulmona. Ma il capolavoro più singolare, come anticipato, è senz’altro la cosiddetta “Madonna sdraiata”, realizzata nel Trecento.

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La Madonna sdraiata

È scolpita nel legno, poi dipinto, e riproduce a grandezza quasi naturale una giovane donna distesa e con il capo cinto da una corona. Attualmente si trova esposta su un cassone di legno con la data 1636, che ovviamente non ha nulla a che fare con la statua stessa. Siccome la tradizione popolare attribuiva alla generosità di una principessa ungherese il dono dell’urna d’argento con le reliquie di San Franco, i primi studiosi che si occuparono della statua sdraiata pensarono che si raffigurasse per l’appunto Santa Elisabetta di Ungheria, e che fosse stata il coperchio di una grande teca per custodire reliquie.

In seguito, in quella figura di donna altri storici dell’arte hanno riconosciuto Maria partoriente, ritratta secondo uno stile nato in Francia nella prima metà del Duecento e giunto poi anche in Italia. Questa ipotesi la fece paragonare a quelle, molto simili, della basilica di San Nicola a Tolentino (oggi nel Museo della Basilica) e del monastero di Santa Chiara a Napoli (oggi nel Museo Nazionale di Capodimonte).

Queste curiose statue non erano però delle semplici immagini della Vergine, ma probabilmente facevano parte di gruppi di sculture più articolati che rappresentavano la Natività, un’anticipazione di quel Presepe che sarebbe nato più tardi per opera di San Francesco d’Assisi. La statua di Tolentino è infatti corredata ancora oggi da un San Giuseppe ed un Gesù bambino. A questi tre protagonisti dovevano fare da contorno anche figure secondarie come buoi ed asinelli, pastori e nutrici, e i Magi.

La mente corre inevitabilmente al Presepe di Greccio, la celebre messa in scena della Natività ideata da San Francesco, e alle molte sacre rappresentazioni che lo seguirono. Attorno al 1291 Arnolfo di Cambio, su incarico del primo Papa francescano Niccolò IV, scolpì su pietra l’allestimento scenico di San Francesco, plasmando forse il primo Presepe della storia. Esso venne sistemato nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, il principale santuario dedicato a Maria che conteneva anche la reliquia della mangiatoia dove si voleva fosse nato Gesù.

Da vedere ad Assergi

Ad Assergi vale la pena di visitare la sede del Parco Nazionale Gran Sasso – Laga, ricavata in un vecchio convento ristrutturato, dal bel chiostro ricco di affreschi. Nei sotterranei è stato allestito un piccolo museo dedicato alla Grotta a Male, una suggestiva cavità naturale usata dall’uomo sin dai tempi della preistoria e raggiungibile nei pressi del paese con una bella passeggiata. Per proseguire la giornata si può salire verso la stazione della funivia che porta a Campo Imperatore, dove si arriva anche con la comoda strada, che è però aperta soltanto da tarda primavera alle prime nevi.

Oppure deviare verso sinistra seguendo la panoramica via asfaltata che porta prima a San Pietro della Ienca, dove il Papa polacco celebrò la Messa, poi all’eremo delle sorgenti di San Franco e infine si ricollega alla strada del passo delle Capannelle. Si tratta di un percorso molto suggestivo, ma utilizzabile anch’esso solo nella bella stagione, poiché viene chiuso in inverno per la neve.

Come arrivare

Questa frazione dell’Aquila si raggiunge facilmente dall’autostrada A24 Teramo-Roma, uscendo all’omonimo casello. Oppure si può salire dalla statale 17, che collega Pescara con L’Aquila attraverso la piana di Navelli, oltrepassando poi Bazzano e Paganica.

- da MeravigliaItalia -



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