NATALE CON CELESTINO V – IL PERDONO E LA PACE


NATALE CON CELESTINO V – IL PERDONO E LA PACE




L’uscita del nuovo volume/guida “Il Primo Giubileo della Storia” di Angelo De Nicola (One Group edizioni), ha ispirato l’ultimo reading musicato dal titolo “NATALE CON CELESTINO V – IL PERDONO E LA PACE”, ideato dalla pianista e direttrice artistica Sara Cecala. L’evento si è svolto giovedì 28 dicembre, nella sala civica del Palazzo Ducale di Paganica. Musiche originali: Sara Cecala - Emanuele Castellano. Angelo De Nicola, voce narrante. E con Antonio Scolletta, violino; Lorenzo Scolletta, fisarmonica; Sara Cecala, pianoforte.

Il racconto musicato ispirato alle opere editoriali “Dante, Silone e la Perdonanza” e “I Papi e Celestino V” (One Group Edizioni) di Angelo De Nicola
“Dal 2019 la Perdonanza Celestiniana è Patrimonio Immateriale dell’Umanità. E' una festa laica, come afferma De Nicola nei suoi libri, ha due “padri”, e tra i più nobili: Dante Alighieri e Ignazio Silone. L’Alighieri, per il quale si sono chiusi nel 2021 i festeggiamenti per il settecentenario della sua morte, per aver creato il mito di Celestino con quel benedetto-maledetto verso del III Canto dell’Inferno sul “Gran Rifiuto”, e Silone, per aver rilanciato il culto laico di Celestino V elevandolo a eroe, con la sua “Avventura di un povero cristiano”.
Il giornalista e scrittore abruzzese, ha ripercorso e approfondito l’atteggiamento che i vari Papi, nel corso della Storia, hanno avuto nei confronti della figura di Pietro del Morrone e della Perdonanza Celestiniana, ovvero della Bolla con cui, al momento dell’incoronazione all’Aquila, l’Eremita concesse il Perdono da tutti i peccati a chi, sinceramente pentito e confessato, fosse passato sotto la Porta Santa di Collemaggio tra il 28 e il 29 agosto di ogni anno.
Un gesto rivoluzionario perchè concesso erga omnes e gratis, cioè anche ai poveri che non potevano permettersi di “lucrare” l’indulgenza plenaria.
Dunque, da Bonifacio VIII, il successore di Celestino, che tentò in tutti i modi di annullare (che per l’epoca voleva dire distruggerla fisicamente) la Bolla del Perdono, senza riuscirvi per la coraggiosa resistenza del popolo aquilano che, infatti, ne custodisce la proprietà morale e materiale da 728 anni e, ancora oggi, promuove e organizza ogni anno la Perdonanza Celestiniana con l’apertura della Porta Santa che è stata tenuta, nella versione cosiddetta “moderna” (ossia dal 1983 in poi) da 39 Cardinali.
Passando per Clemente V che fece santo, e subito, Celestino V ma significativamente non con il nome da Papa, bensì da Eremita: San Pietro Confessore.
Fino, in epoca moderna, a Paolo VI, il primo a parlare delle dimissioni di Celestino come di un gesto eroico. De Nicola si è poi soffermato sulla storica visita di Giovanni Paolo II del 30 agosto 1980 e sul discorso tenuto davanti alla basilica di Collemaggio senza mai nominare Celestino V.

Benedetto XVI che, dopo aver fatto un percorso di “riabilitazione” della “damnatio memoriae” di Pietro del Morrone, sostenendo che «seppe agire secondo coraggio e in obbedienza a Dio» e smontando così il marchio di vigliaccheria causato dal famoso verso dantesco (“vidi l’ombra di colui che per viltade fece il gran rifiuto”), fino al punto da dimettersi esattamente come fece il suo predecessore. E, infine, Papa Bergoglio che di Celestino V ha detto, riabilitandone definitivamente la figura: «Erroneamente ricordiamo la figura di Celestino V come “colui che fece il gran rifiuto”, secondo l’espressione di Dante nella Divina Commedia; ma Celestino V non è stato l’uomo del “no”, è stato l’uomo del “sì”. Celestino V è stato un testimone coraggioso del Vangelo, perché nessuna logica di potere lo ha potuto imprigionare e gestire. In lui noi ammiriamo una Chiesa libera dalle logiche mondane e pienamente testimone di quel nome di Dio che è la Misericordia».
Ha cambiato il corso della Storia della Chiesa, il pellegrinaggio di Papa Francesco del 28 agosto 2022 all’Aquila per aprire la Porta Santa della basilica di Santa Maria di Collemaggio. Un evento epocale.

Si tratta, del primo Pontefice in 728 anni che schiude, la prima Porta Santa della Storia, anticipatrice anche del Giubileo, riconoscendo il messaggio di Pace di Papa Celestino V (ancor più di attualità in questi drammatici giorni di guerra) per secoli ignorato e ostracizzato dalla Chiesa per quelle sue clamorose dimissioni il 13 dicembre 1294 dopo soli quattro mesi dall’incoronazione all’Aquila, il 29 agosto di quello stesso anno.

 



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