Muore a 25 anni, donati gli organi

 

 

 

 Muore a 25 anni, ma una parte di sé continua a vivere. Una vita si spegne in ospedale, dopo un disperato tentativo di salvataggio, e altre ne vengono rigenerate a causa della donazione degli organi. L’ultimo atto d’amore che i familiari hanno compiuto per onorare la memoria di Roberto Mancini, studente universitario originario di Amandola (Fermo), è avvenuto giovedì scorso all’ospedale dell’Aquila. Il giovane era stato colto da malore alcuni giorni fa, nella sua abitazione. Una patologia a livello cerebrale ne aveva richiesto il trasferimento all’Aquila con l’eliambulanza dello stesso ospedale, visto che quella di Ancona non era riuscita a mettersi in volo a causa della nebbia. All’arrivo a Neurochirurgia le sue condizioni di sono irrimediabilmente aggravate. A quel punto, sentiti i familiari, sono partite le procedure per l’espianto. Il fegato ha salvato un paziente di 35 anni, di un’altra regione, le cornee sono state affidate alla Banca degli occhi. Per consentire espianti e trapianto si è messa in movimento una complessa macchina organizzativa in ospedale. Un apparato che, per consentire il reimpianto in un altro organismo in tempo utile, deve lavorare velocemente e senza errori e, soprattutto, in piena sintonia tra tutti i diversi segmenti operativi. Per prelievo, esami, riscontri, controlli di compatibilità e altre verifiche si è così attivato un meccanismo che ha coinvolto: Rianimazione, sala operatoria, Neurochirurgia, Cardiologia, Radiologia, Laboratorio analisi, oltre al centro regionale trapianti, diretto da Daniela Maccarone e al Centro coordinamento locale, guidato da Grazia Di Francesco. Al termine di tutti i minuziosi passaggi, che in ospedale hanno coinvolto complessivamente circa 70 operatori sanitari, è giunta all’Aquila, da un ospedale di Roma, un’auto con a bordo un’équipe chirurgica che ha prelevato il fegato per consentire il trapianto, effettuato nelle ore immediatamente successive su un paziente di 35 anni. «Alla famiglia del donatore», dichiara la dottoressa Di Francesco, «va un enorme ringraziamento per questo gesto di straordinaria generosità. I genitori hanno manifestato una grandissima dignità anche nel momento del proprio immenso dolore, dimostrando in modo tangibile come sia possibile aiutare gli altri a sopravvivere o anche a migliorare la propria qualità di vita».


 



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