Adriano, fisico di 36 anni dal Gran Sasso agli Emirati

 

 


Nella vita non serve fare programmi e fissare obiettivi o traguardi: a volte sono eventi singoli ed imprevedibili che cambiano il corso delle cose. E' quanto è successo ad Adriano Di Giovanni, fisico trentaseienne di Tortoreto, sposato da tre anni e padre di una bimba che, a soli otto mesi, ha già al suo attivo diversi voli intercontinentali. «Semplicemente si discuteva, nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso (Lngs), con alcuni colleghi», racconta Adriano, «di una collaborazione per la costruzione di un apparato per il tracciamento di raggi cosmici da realizzare in un'Università in Medio Oriente. Un ricercatore dei Lngs, il prof Francesco Arneodo, mi fa sapere di aver ricevuto una proposta per potenziare il corso di laurea in Fisica nel campus della New York University ad Abu Dhabi: in quella proposta c'era spazio per un "postdoc" per curare la parte di ricerca. Ed eccomi qui, quasi tre anni dopo, a scrivere dal nostro laboratorio nella capitale degli Emirati Arabi Uniti: sono diventato “research scientist” e responsabile di un laboratorio dove mi occupo dello sviluppo di rivelatori, oltre a coordinare un certo numero di attività che coinvolgono gli studenti della New York University Abu Dhabi». Adriano ha studiato Fisica all'Università dell'Aquila, dove si è laureato nel 2004 ed ha svolto un dottorato di ricerca terminato nel 2008. Attraverso la borsa di studio che ha ricevuto nei tre anni di dottorato, e che gli ha permesso di mantenersi, ha svolto la sua attività di ricerca nei Laboratori del Gran Sasso dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). In tutto ha avuto 5 assegni di ricerca e 4 contratti di collaborazione coordinata e continuativa: «Non devo certo aggiungere che per me è stato un onore aver speso i primi dieci anni della mia carriera nel più grande, attrezzato e all'avanguardia laboratorio sotterraneo di Fisica e Astrofisica oggi disponibile sul pianeta». Quali erano i suoi progetti e ambizioni da neolaureato? « Quello che mi guidava nelle scelte era soprattutto la passione per la scienza e la scoperta. Almeno è così fino a quando non realizzi che la cosa per cui vale la pena fare sacrifici sono le persone a cui vuoi più bene e che una famiglia non puoi costruirla e nutrirla con la tua passione per la ricerca. E allora ti rendi conto che a 33/34 anni e con titoli di altissimo profilo ti trovi a fare la guerra dei poveri con i tuoi colleghi». La generazione di Adriano è stata vittima della crisi economica e manageriale che ha avuto come ritorno l'assenza di prospettive certe. «Ma io non ho accettato più il compromesso, ho deciso di rimettermi in gioco, anche se la decisione di cambiare vita e di lasciare il Paese più bello del mondo, uscendo dal novero di chi aspetta per decenni il posto fisso giurando di non rientrarci più, non è stata semplice», spiega Adriano, la spinta decisiva è arrivata da mia moglie Serena… dopo qualche notte insonne, la valigia di entrambi era pronta».

- da "Il Centro" 27.12.2015 -

 



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