Perseguita l’ex e la sua famiglia: in cella

 

 

Accecato dalla gelosia ha costretto la sua ex per oltre un anno a subire angherie di ogni tipo dopo che lei lo aveva lasciato: dai falsi allarmi di una bomba nella scuola per l’infanzia di Bazzano, dove la giovane lavorava, fino a una serie di messaggi minatori gravissimi a lei e ai suoi familiari. In tutto si conteranno decine di episodi ai danni di 14 persone tra cui anche l’invio di un proiettile a un uomo residente in via Strinella che il sospettato riteneva a torto, essere vicino alla donna. Ieri la squadra Mobile lo ha arrestato ponendo fine a una persecuzione su più fronti: in carcere è finito il 37enne aquilano Stefano Di Gregorio, persona nota in questura, accusato di atti persecutori, sostituzione di persona e accesso abusivo a un sistema informatico. Un reato, quest’ultimo, che ha messo in luce la grande competenza dell’accusato quanto all’uso di internet. Non è un caso che quando c’è stata una perquisizione nella sua abitazione gli agenti vi hanno trovato computer e telecamere a circuito chiuso. Una competenza che gli ha permesso anche di inviarle messaggi minatori via web il cui mittente sembrava essere altra persona, comprese le sue vittime, ma in realtà era lui. Questi e altri dettagli sull’indagato, finito in cella con un ordine di custodia del gip su richiesta del pm Stefano Gallo, sono stati spiegati in una conferenza stampa dal capo della squadra Mobile, Maurilio Grasso e dal portavoce della Questura, Alessandro Gini. L’uomo, ex dipendente di un call center (dove ha combinato altri guai) e già volontario della Croce Bianca, aveva creato anche gravi problemi alla scuola in cui annunciava la (falsa) presenza di bombe. Infatti alcune famiglie, impaurite per quegli episodi, avevano manifestato l’intenzione di trasferire i figli in altro istituto. La fantasia dell’accusato non aveva limiti. Una volta, grazie alle sue conoscenze informatiche, attribuì alla sua ex un messaggio di aiuto a Telefono azzurro per la sparizione di suo figlio, cosa, ovviamente mai avvenuta. Si sarebbe poi impossessato dell’indirizzo di posta elettronica della donna inviando a diverse società quali Costa crociere, Fastweb o al programma Mediaset “C’è posta per te” delle false richieste di contatto. Non poteva mancare un episodio che sa di macabro. Una volta ha inviato a nome di un familiare della donna molestata una richiesta a una impresa di pompe funebri al fine di un contatto per un funerale da celebrarsi a Paganica. Ha poi simulato un’estorsione di cui voleva far sembrare responsabile lo stesso familiare della donna: ha inviato alla Misericordia un sms, attribuendone a lui la paternità, in cui pubblicava il numero di telefono per manifestare l’intenzione di chiedere soldi per restituire il bottino di un furto, ovviamente mai fatto. Insomma, una ridda interminabile di eventi hanno indotto il giudice a mandare in carcere il giovane. Anche perché, dopo la perquisizione domiciliare nella scorsa estate, la sua attività persecutoria non è mai cessata come pensavano gli investigatori.
- da Il Centro -
 



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