Gli stupendi scatti della Sperandio dei primi del Novecento

 

Come messaggi messi in una bottiglia e lasciati fluttuare fra le onde, sono giunti fino a oggi gli scatti irriverenti e graffianti di una delle prime donne fotografe della città dell'Aquila, Amalia Sperandio, che la città dovrà avere la pazienza e la fierezza di scoprire e amare. I primi passi in questa direzione, ossia nella ricomposizione del complesso puzzle professionale e privato di Amalia sono stati compiuti dal Gruppo di azione civica Jemo 'Nnanzi che, investigando fra i vari collezionisti di cartoline d'epoca, è riuscita a rimettere insieme 200 scatti che svelando la grande artista. Passo successivo è stato la produzione e la vendita di un calendario contenente le prime stupende foto, il cui ricavato sarà destinato all'allestimento di una mostra delle istantanee della fotografa e di un libro dedicato a lei edito da Onegroup.

Una donna strabiliante la cui vita resta per ora un vero mistero. Di lei si sa solo che fu molto longeva, nacque nel 1852 e morì nel 1948, era la dama di compagnia della nobile famiglia dei Dragonetti. Non vi sono parenti in vita che l'abbiano conosciuta, neanche la sua tomba, individuata dai componenti dell'associazione, è visibile nel cimitero dell'Aquila. Sarebbe bello riuscire a ricostruire la sua storia, magari con l'aiuto di chi ha avuto la fortuna di incrociarla. «Si tratta di un personaggio di caratura nazionale - spiega per Jemo 'nnanzi, Cesare Ianni-. Una donna semplice che visse in una città di provincia agli inizi del Novecento, assolutamente isolata. Fotografava paesaggi, persone e andava anche nel circondario che all'epoca era piuttosto pericoloso». «Abbiamo ritrovato la sua tomba in una sorta di zona comune, morì nel 1948, nubile - continua Ianni - Ella non si limitò a fare scatti, ma decise di stampare e produrre in proprio le sue foto firmate, commercializzandole come cartoline; fu dunque una vera pioniera della comunicazione. Le cartoline della Sperandio sono diventate negli anni pezzi rari per i collezionisti, fino ad oggi. È stato un grande lavoro quello di rimettere insieme gli scatti grazie alla sensibilità dei collezionisti. Con la Sperandio è come se avessimo trovato i resti di una villa romana tutta da scavare. Speriamo di poter ricostruire la biografia di questo nuovo tesoro per la nostra città». Dalle foto emerge lo spessore umano della donna: dallo sguardo assorto delle lavandaie lungo la scalinata di San Bernardino al viso devastato dalla stanchezza dell'anziana che vende le uova al mercato avvolta in una coperta sdrucita.

 



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