La tradizione di Sant’Antonio a Cabbia di Montereale

 

 

Una festa in pieno inverno a Cabbia di Montereale, paese dall’antica vocazione agropastorale dove il culto di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali e del popolo contadino, è stato per anni particolarmente sentito. Da qualche tempo, grazie alla buona volontà dei promotori dell’iniziativa, è stata ripristinata quella festa popolare che neppure lo spopolamento è riuscita a cancellare. «Domenica prossima», scrive Nando Giammarini, cabbiese trapiantato a Roma, «in tanti torneremo in paese, sebbene alcuni per una sola giornata, sia dall’Aquila sia da Roma, per mantenere viva un’antica tradizione che fa parte del nostro comune patrimonio culturale. Si tratta di un vero fascino della natura, arte e memoria, un patrimonio da salvaguardare e diffondere nel rispetto delle nostre origini. Una ricorrenza profondamente sentita fin dai tempi antichi. La giornata iniziava la mattina presto, quando i bambini giravano per le case del paese chiedendo le “Colenne di Sant’Antonio”, una minestra di farro o di riso, oltre a frutta secca, qualche soldo e le famose panette. Dopo la funzione religiosa il sacerdote dell’epoca, don Andrea Durantini, per tutti, affettuosamente, zì prete, impartiva la benedizione a tutti gli animali, che venivano riportati nelle stalle. Prima di rientrare, a quelli grandi veniva fatta, con una speciale forbice, una croce sulla spalla anteriore in segno di protezione e gli veniva dato un pezzo di panetta benedetta. In questa particolare ricorrenza fede e folklore si fondono insieme». Domenica, alle 12,40, dopo la processione con la statua del santo per le vie del paese, il parroco don Fernando celebrerà la messa. Seguirà un pranzo in piazza, di fronte ai locali del dopolavoro con le “Colenne”, farro in brodo e in insalata, salsicce con fagioli, annaffiati da buon vino, dolce e caffè. L’intenzione è di ripristinare le Panette di Sant’Antonio.

 



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