Lolli riunisce alla Fater le 200 principali imprese abruzzesi

 

 

 

 

Questa non è una regione di brocchi. Anzi. Qualche lezione possiamo darla. Anche agli insopportabili tedeschi. E le potenzialità per crescere, come si dice, ci sono tutte e vanno mese a frutto, scrollandosi di dosso vecchi vizi, come l’attitudine a chiudersi e a considerarsi gregari e marginali. Giovanni Lolli, vicepresidente della Regione, non teme di esagerare se queste cose le dice alla Fater di Pescara, davanti a una platea di imprenditori e manager di aziende come Sevel (con annessa filiera automotive), LFoundry, Walter Tosto, Tecnomatic, passando per i Laboratori di fisica del Gran Sasso e, perché no, per il catering dello chef stellato Marcello Spadone (La Bandiera). L’occasione è il Forum Industria sostenibile, che ha occupato per l’intera giornata di ieri le migliori intelligenze dell’industria abruzzese, i sindacati, le università, allo scopo di definire insieme «per la prima volta», ha sottolineato Lolli, «la strategia industriale della regione». Una esercitazione tutt’altro che culturale, perché di mezzo ci stanno i fondi europei 2014-2010 e quelli statali (Masterplan, Fas, fondi del cratere) da utilizzare al meglio. Cioè senza le esitazioni, le insufficienze, il pressappochismo, i ritardi, la mancanza di visione, del precedente settennato, recuperato a fatica, dice Lolli in pochi mesi di «straordinario lavoro di un gruppo sparuto di funzionari», per evitare di rimandare indietro i soldi. Un lavoro neanche finito, «perché c’è ancora da certificare e rendicontare». Dopo di che si cambia scenario. «Vogliamo che sia una stagione diversa, che guardi alle indicazioni dell'Unione europea, che sia in grado di aprire una nuova fase di sviluppo, che soprattutto si conformi alle esigenze delle imprese e del territorio», ha detto Lolli. Punto qualificante della strategia industriale disegnata dal vicepresidente della Regione è la sostenibilità. «Dove per sostenibilità deve intendersi di essere persuasi che conviene». La discussione, che nel pomeriggio è continuata con quattro tavoli tematici di lavoro confluirà nella sottoscrizione della “Carta di Pescara”, «cioè un patto tra le imprese e la Regione», spiega Lolli, «nel quale gli investitori sappiano quali siano le strade e le linee da seguire per ottenere premialità nei bandi comunitari». Ma la sfida è anche per la Regione, che deve adeguare la propria organizzazione, riformare il «sistema barocco» delle partecipate che si occupano di imprese (Fira, Arap, Sviluppo Abruzzo, ecc.), potenziare le infrastrutture, mettere mano alla banda larga, a una «politica energetica all’altezza», a un sistema di depurazione civile e «lanciarsi assieme alle imprese alla ricerca di nuove fonti di finanziamento e alla costruzione di un linee di credito selettive a vantaggio delle imprese che si mettono su questa traiettoria». Che la sostenibilità sia un vantaggio per le imprese e un obiettivo imprescindibile per crescere sul mercato lo ha spiegato Marco Sambuco della Fater. «La sensibilità del consumatore è mutata, nel passato si faceva attenzione al rapporto prezzo/qualità, oggi ti chiedono: dimmi come realizzi queste cose, attraverso quali processi». Una richiesta di trasparenza che fa bene all’azienda, ha detto Sambuco. E che attraversa trasversalmente tutti i settori dell’azienda impedendole scorciatoie. «Per Fater sostenibilità», ha detto Sambuco, «vuol dire anche ridurre del 45% il peso del pannolino, del 68% la confezione, recuperare il 100% dei rifiuti e non portare nulla in discarica. Per i consumatori vuol dire riciclare il pannolino ricavando plastica e cellulosa, attraverso un impianto sperimentale, unico al mondo, che Fater ha messo in funzione in Veneto». Anche per Giuseppe Ranalli, presidente di Tecnomatic e presidente del Polo automotive di Santa Maria Imbaro, «essere sostenibili vuol dire essere persuasi che conviene. E che è l’unica modalità per essere competitivi e intelligenti sul mercato». Ma occorre una presa di coscienza che riguardi tutti. Perché «c’è un nesso inscindibile tra sostenibilità e welfare», ha detto Ranalli, «dato che un ambiente poco sostenibile genera patologie e influenza la qualità della vita». Poi citando Montale, il teologo Romano Guardini e la Genesi Ranalli ha esortato gli imprenditori, ma anche la politica, «a cercare la conoscenza e non la potenza» e a guardare all’innovazione come a una «condizione permanente di innamoramento». Una posizione che rimanda a un grande innovatore e visionario dell’industria italiana come Adriano Olivetti, ricordato ieri a Pescara da Cinzia Bianconi, presidente della fondazione che porta il nome dell’industriale di Ìvrea. «Olivetti», ha detto Bianconi, «voleva che i lavoratori avessero la sensazione che sacrificare la propria vita in fabbrica fosse per il bene comune. Da qui l’esigenza per i lavoratori e per i loro dirigenti di essere istruiti e di lavorare in un ambiente circostante accogliente». Luigi Nigri, direttore Generale per la Politica regionale e urbana Ue, ha sottolineato la necessità di declinare il concetto di sostenibilità anche dal lato urbano, «dove siamo molto indietro». «Va bene parlare di economia sostenibile», ha detto Nigri, «ma vorrei che le nostre industrie si occupassero anche della sostenibilità delle città». Nigri ha anche invitato la Regione a monitorare e verificare passo dopo passo le strategie messe in campo, «altrimenti», ha detto, «arriviamo ogni volta alle scadenze e ci accorgiamo che gli obiettivi a lungo termine sono lontani». Il discorso riguarda non solo la Regione ma la Ue in generale, ha precisato Nigri, facendo l’esempio di Lisbona 2016 o del programma 20 20. Ma è all’Abruzzo che Nigri rivolge un’esortazione severa: «Voi non avete più scuse: dovete fare quello che insieme abbiamo deciso di fare. Dovete partecipare alla dinamica virtuosa del centronord», e «agganciare la media europea del 100% di pil» ha concluso ricordando l’uscita dell’Abruzzo, 20 anni fa, dall’Obiettivo 1, dunque dalle regioni del Mezzogiorno. E’ poi toccato al presidente della Regione Luciano D’Alfonso concludere la mattinata di lavori: «Siamo esigenti e ambiziosi. Siamo una Regione che vuol far accadere le cose», ha detto il presidente della giunta. «La sostenibilità è un vincolo morale del territorio e noi come Regione abbiamo intenzione di rinsaldare questo legame. All'Europa dico che l'Abruzzo non avrà le difficoltà che si sono evidenziate nelle precedenti programmazioni europee, perché questa volta la decisione delle attività da finanziare verrà delegata a chi ha un vincolo con questo territorio e non si tratterà più di progetti piovuti dall'alto, che hanno un padre e un padrino». Ma la programmazione dal territorio è solo un aspetto del «nuovo Abruzzo europeo». Una parte fondamentale è destinata a recitarla «la nuova organizzazione della Pubblica amministrazione» ha fatto notare D'Alfonso. «I regolamenti attuativi del Governo sulla riforma Madia disegnano una pubblica amministrazione a misura dell'interlocutore e dunque a misura delle esigenze delle imprese, con il graduale e ragionato alleggerimento delle procedure amministrative. Ma siamo anche pronti ad azzerare le procedure se le condizioni lo richiedono», ha promesso D’Alfonso.
- da Il Centro -
 



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