Il nucleo anti-veleno della Forestale contro le esche mortali

 

 

 

 Jonai è un labrador nero, Maya, Karma e Dingo, l’ultimo arrivato, sono tre pastori belga; Datcha è un border collie. Insieme formano la prima squadra antiveleno d’Italia, attiva non solo in Abruzzo, ma, a richiesta, ovunque ci sia bisogno dell’intervento degli specialisti. Dal 2011 il nucleo cinofilo del Corpo forestale dello Stato ha effettuato 168 ispezioni urgenti, rinvenuto 132 esche avvelenate e 36 animali morti, percorrendo più di venticinquemila chilometri in 1800 ore di perlustrazione. Due avvelenatori seriali sono stati individuati in provincia di Teramo e nel territorio del Parco nazionale della Majella. I gruppi hanno anche effettuato altre 150 ispezioni preventive, pari a 950 ore di lavoro e 16.500 chilometri percorsi. Un fenomeno, quello dell’abbandono di esche avvelenate, in continuo aumento, che mette a repentaglio la sopravvivenza di specie importanti per l’ecosistema e protette da leggi speciali. Senza parlare della strage di animali domestici che vengono a contatto con le esche. A illustrare l’attività del nucleo, a presentare l’arrivo della nuova unità cinofila e del nuovo automezzo in dotazione alla squadra, sono stati il comandante regionale del Corpo Forestale Ciro Lungo, il responsabile del Cta di Assergi Carlo Console, il direttore del Parco nazionale Gran Sasso-Laga Domenico Nicoletti, e il presidente del Pnalm Antonio Carrara. Oggi, per combattere l’uso del veleno, è operativo un protocollo d’intesa tra Corpo forestale dello Stato e i tre Parchi nazionali abruzzesi. Il protocollo è stato siglato nel 2014, ma nasce da un’intuizione del Parco del Gran Sasso, che alcuni anni fa ha avviato il progetto “Life-Antidoto”. Dingo, la nuova unità cinofila antiveleno che da un po’ di tempo è in addestramento, opererà prevalentemente nel territorio del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. L’uso del veleno, ha osservato il comandante Lungo, è oggetto di attento monitoraggio da parte del Corpo forestale, sia in chiave di prevenzione, sia in chiave repressiva. Purtroppo l’elenco delle sostanze utilizzate si “arricchisce” di anno in anno, e questo comporta un continuo riaddestramento dei cani. Anche i cittadini possono contribuire alla lotta al veleno. Fondamentale, infatti, resta la segnalazione, che dev’essere il più tempestiva possibile: qualora si abbia notizia di un animale avvelenato bisogna contattare immediatamente il numero di emergenza ambientale 1515. Ieri, mentre all’Aquila si parlava dell’attività del nucleo, altri rappresentanti dei tre parchi abruzzesi erano a Bruxelles per ritirare il premio per il miglior Progetto Life d’Europa. Preservare la biodiversità delle aree protette rappresenta una sfida importante dal punto di vista ambientalistico, e se nel sistema intervengono dei “correttivi” come le esche avvelenate, la situazione può precipitare verso scenari davvero gravi. Per questo l'attività del nucleo antiveleni assume un ruolo determinante.

di Angela Baglioni - da Il Centro -


 



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