Dalle viscere del Gran Sasso la ricerca che crea il lavoro

 

 

 

A organizzare l'Open day della ricerca sono la Regione Abruzzo e l'Infn. L'iniziativa s'inserisce nell'ambito del lavoro in corso da settimane sul tema dell'Industria sostenibile, progetto avviato dalla Regione e in attesa della stesura definitiva della Carta di Pescara. «Come obiettivo conclusivo è nata la necessità di far meglio conoscere quali siano le attività che l'Infn promuove nell'ambito della propria missione e quali esigenze delle aziende possano trovare riscontro nella sperimentazione dei laboratori», ha spiegato il vicepresidente della Regione Giovanni Lolli, che ha condotto la giornata accanto al direttore dell'Infn, Stefano Ragazzi. «Il mio desiderio è che nasca una collaborazione capace di attivare un circolo virtuoso di conoscenze dalla ricerca alle imprese», ha commentato Ragazzi, «e di acquisizione stabile di competenze molto specializzate da offrire poi ai ricercatori».

Dalle viscere del Gran Sasso ai misteri dell'universo, e adesso, anche a sondare ogni singola cellula del corpo umano. All’inizio la mission era la ricerca, ora per l’Istituto nazionale di fisica del Gran Sasso, creare occupazione attraverso la scienza è diventato il valore aggiunto. E ieri, domanda e offerta di lavoro si sono incontrate nella sala Fermi per fare il punto sullo stato dell’arte. Da un lato i ricercatori, con i loro progetti, le loro idee avveniristiche, dall’altra le aziende, interessate a implementare i cicli produttivi sulla scorta delle innovazioni più recenti. Un’occasione per creare anche nuove forme di collaborazione tra università e aziende, territorio e istituzioni, partendo da un centro di ricerca all'avanguardia che è parte integrante del tessuto regionale. Sotto i riflettori, ieri, i ricercatori e diversi esempi di spin-off di successo, progetti nati nell'ambito di programmi di collaborazione, che hanno coinvolto aziende che vanno dal settore dell’elettronica, all’automotive, dal chimico farmaceutico all’agro alimentare, all’information technology.

Paolo Martella, si è laureato in Ingegneria civile all’Aquila, e da quindici anni lavora all’Istituto nazionale di Fisica nucleare, dove è responsabile del servizio “Progetto”. Praticamente tutta la parte degli impianti tecnologici passa dalle sue mani, come ad esempio la gestione dei rifiuti, degli impianti di trattamento delle acque di scarico, il monitoraggio della qualità delle acque sotterranee, delle emissioni liquide e aeriformi. «Ci occupiamo, tra l’altro, di progettazione e realizzazione di nuove infrastrutture riferite alle installazioni sperimentali».

A illustrare le attività del servizio elettronica è stato Nicola D’Ambrosio. Il raggio di azione di Marco Balata, ingegnere chimico, laureato anche lui all’Aquila, è ampio e variegato. Dalla tracciabilità di prodotti alimentari, alla determinazione delle origini di monete antiche attraverso le misure dei rapporti degli isotopi del piombo. «Abbiamo svolto anche attività in collaborazione con altri enti o soggetti esterni», spiega, «come l’analisi isotopica per la verifica dell’autenticità di opere d’arte, nell’ambito di un dottorato di ricerca dell’Università dell’Aquila».

Sempre in tema di ricadute sul territorio, il servizio di calcolo e reti, diretto da Sandra Parlati, ha contribuito a realizzare le infrastrutture e i servizi di rete del Gran Sasso Science Institute e ospita le macchine di calcolo del Cetemps. «Nel corso degli anni», afferma Sandra Parlato, abbiamo sviluppato conoscenze e competenze nel campo delle reti, dell’affidabilità dei sistemi informatici, dei sistemi di calcolo e delle tecnologie cloud». Competenze che sono al centro di un progetto di ricerca in campo oncologico.

Stefano Nisi ricercatore del Lngs, è invece tra gli autori di uno studio sulla tracciabilità dell’origine dello zafferano attraverso lo spettrofotometro di massa. La tracciabilità dell’origine dello zafferano, additivo alimentare ad alto rischio di contraffazione, è particolarmente sentita nell’Aquilano, zona tradizionalmente votata alla coltura del “Crocus sativus”, questo il nome scientifico del fiore che regala la preziosa spezia. Sempre sul fronte alimentare, è in attesa di pubblicazione uno studio sulla tracciabilità di un’altra eccellenza abruzzese, il pecorino di Farindola.

Matthias Laubenstein è un esperto di misurazioni della radioattività ambientale. «Misure sistematiche di una serie di campioni di suolo prelevati nella Provincia dell’Aquila», rassicura, «mostrano valori relativamente bassi con una distribuzione omogenea di potassio e uranio in accordo con quello che ci si aspetta dai dati geo-lithologici».

Infine, Franca Masciulli, responsabile del servizio alta formazione, è la coordinatrice del progetto speciale, “La società della conoscenza” avviato in collaborazione con la Regione. «L’obiettivo», spiega, «è quello di contribuire allo sviluppo di una società della conoscenza che fonda la propria crescita e competitività sul sapere, la ricerca e l’innovazione». E il primo intervento è proprio quello sui giovani, per coniugare le necessità della ricerca con le esigenze delle aziende.

di Angela Baglioni - da Il Centro -

 



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