Salvi due escursionisti dispersi sul Gran Sasso

 

 

 Due giovani escursionisti sono stati ritrovati sani e salvi dopo che, saliti sul Gran Sasso, si erano interrotti i contatti con i loro amici e conoscenti perché ad alta quota i cellulari solitamente non funzionano. Sono stati gli stessi familiari dei due giovani chietini, di 23 e 26 anni, a mobilitare i soccorsi nel tardo pomeriggio di martedì quando dei due si erano perse le tracce. Nella mattinata di ieri, dopo una forte mobilitazione di Soccorso alpino del Cai, 118, forestale, vigili del fuoco e Finanza, è ripresa la ricerca e si è pensato di visitare i rifugi dove gli escursionisti potevano essere andati. Questo perché non era stata ritenuta probabile l’ipotesi che qualcuno di loro si fosse fatto male in modo serio. Di certo avevano perso la strada del ritorno. Inizialmente, tramite un elicottero, è stato visionato il rifugio Bafile. Si tratta di un vecchio bivacco e consiste in una piccola e bassa stanza (chiamata “ju buciu” in dialetto aquilano) ricavata in una cavità naturale formata da alcuni enormi massi situati all'altezza della conca del Calderone tra i 2.600 e i 2.700 metri. Dopo altre ricerche le squadre di terra hanno raggiunto lo storico Rifugio Garibaldi a circa 2.300 metri. Si trova a Campo Pericoli ed è stato il primo rifugio costruito nel 1886 dal Cai di Roma. Lì i giovani abruzzesi hanno passato la notte senza correre alcun rischio e nemmeno disagi di alcun tipo visto che la temperatura, pur ad alta quota, è accettabile nel periodo estivo. I due, pertanto, sono tornati a valle scortati dai soccorritori. Le loro condizioni erano buone per cui non è stato nemmeno necessario ricorrere a ricoveri precauzionali in ospedale come è avvenuto in altre occasioni. Resta comunque il problema, ormai consueto, di troppa gente che perde l’orientamento ad alta quota con apprensione per i familiari.
 



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