Amatrice e L’Aquila

 

 

 

- di Sante Acitelli - Chiedo scusa in anticipo, è vero ancora si contano i morti, ancora si devono fare i funerali ma l’emozione ed il ribollir del sangue per quanto provato il 6 aprile di 7 anni fa e l’incazzatura che ancora provo per la cosiddetta ricostruzione aquilana mi fanno scrivere queste considerazioni: sono gli stessi identici discorsi sentiti all’alba di quel maledetto 6 aprile 2009. Le solite trasmissioni  polemiche o strappalacrime, le solite prese di posizione, i distinguo,  le decisioni che restano carta, l’impegno del governo sarà totale, l’abnegazione di tutti fino agli sms da due euro. Sicuramente si organizzerà pure qualche concerto a favore. Stavolta, però, si può fare tutto e subito, si può ricostruire in tempi celeri e le cose si possono far bene e se questo non succede allora è meglio chiudere bottega e burattini come si diceva una volta e fregarsene se succederà un’altra catastrofe e mi spiego: l’area colpita dal terremoto (chiamamolo amatriciano) comprende non più di 5mila persone e, sembra, per 3mila sfollati cioè nulla a che vedere per vastità e per numero di persone coinvolte con quello di L’Aquila; 5mila persone sono meno di un quartiere aquilano e 3mila sfollati sono un decimo di quelli che furono gli sfollati aquilani. Se lo Stato vuole può assistere tranquillamente 3mila persone e può ricostruire in tempi rapidissimi le case dei RESIDENTI perché ormai è un dato di fatto la differenza di trattamento tra residenti e non, vista la legge sul terremoto di L’Aquila. Ma vado ancora oltre con la mia provocazione. Anche se il costo è notevolmente inferiore a quanto occorre per la ricostruzione di L’Aquila si pone, secondo me, un problema etico e mi rispiego: ma se il sottoscritto ha la casa distrutta dal terremoto ed è così da 7 anni, se il mio paese Assergi ha 30 consorzi obbligatori e, di questi, nessuno ha ricevuto il contributo, come può il governo dire che stanzierà i soldi per la ricostruzione di Amatrice? Perché non c’era questa disponibilità da dare a L’Aquila? Scusate il pessimo paragone ma sembra come essere in fila e vedere quello che la salta per arrivare allo sportello! Io non dico che i fratelli amatriciani debbano aspettare 7 anni per non vedere l’inizio dei lavori ma neanche mi potete chiedere di aspettarne altrettanti per vedere l’inizio dei MIEI lavori

cifone


 



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