LA CARNE DEI POVERI...TUTTA LA STORIA DI QUEI TEMPI PASSATI!

 

 

 

 Una decina di anni fa, un mio amico mi disse di aver in casa un pugno di fagioli che suo padre, morto qualche anno prima, li aveva recuperati per seminarli in quanto diceva, che questo tipo di fagiolo, verso la fine degli anni 60, seguito il boom industriale e il consequenziale abbandono dei campi nel nostro comprensorio, non furono più seminati e quindi “si perse la semina”.

Un giorno mi fece avere quei pochi fagioli e appena li vidi li riconobbi subito: erano “i biancucci”, fagiolo che insieme all’altro tipo, “i tunnitti bassi”, hanno consentito da sempre, ma in particolar modo nell’immediato dopo guerra, di fornire proteine alla maggior parte della popolazione sofferente di fame e carestia, per gli effetti che ogni guerra porta con se.

Ambedue le tipologie di fagioli, venivano seminati nelle stoppie appena dopo la mietitura che avveniva verso la fine di giugno, primi di luglio, il nostro territorio grazie all’abbondanza dell’acqua, consentiva di coltivarne centinaia di ettari con tonnellate e tonnelate di fagioli, che avevano un mercato sia nei paesi limitrofi che in altre regioni tramite alcuni commercianti locali.

Spesso si sente parlare in riferimento ai due tipi di fagioli “maggiori”, quelli cosiddetti ad “olio”e quelli “bianchi”, entrati da qualche anno a far parte come presidio Slow Food, quali “carne dei poveri”. In realtà non era così, perché i tipi “maggiori”, che da sempre hanno avuto un mercato d’élite, erano poche le famiglie che potevano permettersi di mangiarli!

I tipi “maggiori”, nella fiera di ognissanti, venivano venduti a buon prezzo e il ricavato serviva per comprare le scarpe ai figli per l’inverno alle porte, i quaderni o il maiale per l’anno successivo! La vera “carne dei poveri”, era rappresentata proprio dai fagioli “biancucci e tunnitti bassi”, dei quali la “pignata di terracotta”, era sempre pronta sulla fornacella del camino! Si diceva anche che la carne si mangiava una volta la settimana, non era così, era come la media del pollo di Trilussa!

Ogni anno, ormai da una decina di anni, semino un po’ di questi fagioli “biancucci”, (non più di due o tre chili di raccolto) ciò per non disperdere la semina, anche se ormai sono diverse le persone alle quali ne ho dato un “pugno”per la semina. Chi ha la mia età, e ricorda come in quei tempi ne ha fatto incetta, non può dimenticarlo, non è nostalgia. In quella scala di colori che li contraddistinguono e che va dal grigio chiaro al verde al giallo, al nocciola c’è tutta la storia di quei tempi passati!
- di Raffaele Alloggia -


 



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