Paganica, il metanodotto è un pericolo - Panone ai politici:"fermatelo prima che sia tar

Se ne parla poco. Almeno all’Aquila. Ma in un territorio sismico come il nostro potrebbe essere una “bomba”. Stiamo parlando del metanodotto «Rete Adriatica» un tratto del quale (Sulmona-Foligno di oltre 160 chilometri) attraversa anche l’Aquilano e in particolare la parte alta di Paganica per poi proseguire verso Arischia. La vicenda è stata già al centro di polemiche e discussioni e il Comune dell’Aquila pare sia contrario all’opera. A riproporre il problema è oggi l’ingegner Claudio Panone di Paganica il quale da anni solleva questioni legate alla pericolosità sismica del territorio. «La storia del Metanodotto ufficialmente inizia a luglio 2005, quando la British Gas per trasportare il gas di cui è proprietaria chiede di installare un gasdotto per collegare Massafra, in provincia di Taranto, a Minerbio vicino Bologna» dice Panone «il progetto prevede l'attraversamento di dieci regioni italiane. E un tratto passa proprio per Paganica. Il condotto ha un diametro di 1,2 metri e corre ad una profondità di 5 metri. Per questioni di sicurezza – e anche considerata la pericolosità del prodotto – ha bisogno di servitù in superficie larghe 40 metri ed una fitta rete di strade di servizio. La pressione di esercizio è di 73 atmosfere. Il tubo per raggiungere Bologna deve attraversare le terre di tre parchi nazionali, di un parco regionale, di 21 siti di importanza comunitaria e dunque s'inserisce in aree non solo di alta valenza per l'ecosistema ma molto fragili sul piano idrogeologico e soprattutto ad alto rischio sismico. La "garanzia della copertura del fabbisogno energetico del Paese nel medio-lungo termine e la realizzazione di capacità in esportazione dai punti di uscita del Nord dell'Italia verso l'Europa settentrionale e orientale" sono giustificazioni che non tengono rispetto alla sicurezza di centinaia di migliaia di cittadini. Numerose strutture sismogenetiche, quali, per esempio, quelle presenti nel territorio aquilano attivatesi in occasione dell'evento sismico del 6 aprile 2009, vengono interessate dall'opera in progetto: basti pensare alla faglia di Paganica che ha generato come ultimo terremoto quello del 6 aprile ma che in passato è stata causa di terremoti ancora più forti (1461 ed altri). La notte del terremoto 2009 la faglia ha generato la rottura dell'acquedotto e l'11 luglio del 2009 la rottura dell'adduttrice del gas della distribuzione urbana. Il metanodotto dovrebbe addirittura attraversare il torrente Rajale in prossimità del Santuario della Madonna d'Appari, in un ambiente di interesse ambientale ed artistico unico. In alcuni punti passa vicino a edifici privati e a una scuola. Auspichiamo perciò che tutti i parlamentari del territorio, i rappresentanti politici della Regione e dei Comuni dell'Aquilano mettano in atto ogni possibile iniziativa, in questo momento particolare, affinchè venga scongiurata la realizzazione di questo progetto che risulterebbe una "bomba" per le nostre zone. Se non si riesce a scongiurare l'eventualità dell'esplosione di un gasdotto per un semplice dissesto (frana, smottamento, colata) perché mai dovremmo convincerci che in caso di terremoto non accadrà nulla e non correremo nessun pericolo nei luoghi dove c'è la più elevata probabilità di avere terremoti in Italia? Cerchiamo di rispettare il principio di precauzione, sancito dalla normativa europea, che deve essere sempre alla base della progettazione di opere così altamente impattanti: eviteremo tragedie che sconvolgono il nostro essere. Riflettiamo! Forse vivremo più tranquilli» conclude l’ingegner Panone.

di Giustino Parisse - da Il Centro -



Condividi

    



Commenta L'Articolo